lunedì 23 agosto 2010

La fisica deve tantissimo al cattolico Nicola Cabibbo.


In Italia i maggiori fisici sono tre: Carlo Rubbia, Antonino Zichichi e Nicola Cabibbo. Purtroppo quest'ultimo ci ha lasciato il 16 agosto scorso. Le sue teorie sulle particelle elementari sono presenti in tutti i libri di fisica. Membro attivo del Cern di Ginevra, ha insegnato nelle università di Roma La Sapienza e Tor Vergata, capo dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare dal 1985 al 1993 e dell'Enea dal 1993 al 1998. Ha avuto anche il merito di inaugurare, a partire dal 1984, il filone di ricerca che ha portato alla costruzione dei supercomputer capaci di fare fino a 100 miliardi di operazioni al secondo. Dal 1993 era presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, della quale faceva parte dal 1986. Fu anche padre delle idee sviluppate da due fisici giapponesi premiati con il Nobel. Il comitato decise però incredibilmente di escluderlo, nonostante anni prima avesse assegnato scandalosamente a Dario Fo il premio Nobel per la letteratura...
Repubblica titola: «Addio a Nicola Cabibbo, che meritava il Nobel». Tutti erano infatti convinti non soltanto che le ricerche inaugurate da Cabibbo sarebbero state premiate, ma che il premio Nobel sarebbe stato condiviso dai tre ricercatori. Il quotidiano di sinistra continua: «Capitolo Nobel a parte, la sua fama mondiale di fisico teorico gli ha portato premi e onorificenze, la nomina a membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei e quella, ancora più ambita per un italiano, a membro della National Academy of Sciences, di cui fanno parte soltanto Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia e Giorgio Parisi.». Nel 1963 pubblicava sulla rivista Physical Review Letters l’articolo che lo avrebbe reso famoso nel mondo, quello in cui introduceva il teorema dell«’angolo di Cabibbo»: è la pubblicazione scientifica più citata di tutti i tempi.

Scienza e fede. Come gli altri due maggiori fisici italiani era profondamente credente e devoto cattolico. Ha affrontato con grande equilibrio il rapporto tra scienza e fede. Evoluzionismo e cosmologia sono i stati i temi sui quali è intervenuto più volte, così come il rapporto fra conoscenza scientifica e testo biblico e fra scienza e persona umana. Egli sottolineava spesso che la teoria dell’evoluzione non è in contrasto con l’opera della Creazione e le due non si contraddicono affatto. Sono gli ‘-ismi’, ovvero il creazionismo che pretende di negare l’evoluzione e l’evoluzionismo che pretende di negare la Creazione, che entrano in contrapposizione, proprio perché si fa confusione tra i due piani. Su Avvenire Franco Gaboli, fisico direttore del planetario ravennese lo ricorda con molto affetto. Altri articoli si trovano su Il Corriere della sera, Avvenire, Il Giornale, Il Sole 24 ore, Radio Vaticana e La Stampa.

Alcune citazioni
«La scienza non può porre difficoltà alla fede, perché quello che scopre è vero e non può essere in contrasto con la creazione» (da Il Sole 24 ore).

«Oggi tra gli scienziati cattolici è chiarissimo che si può benissimo credere nell'evoluzionismo e nella Creazione (non nel creazionismo). Dire il contrario è come sostenere che la Terra è piatta o il Sole si muove perché così diceva la Bibbia» (Nicola Cabibbo in Darwin bersaglio della destra di Romeo Bassoli)

«La teoria dell'evoluzione può essere fastidiosa per i cristiani perché sembra entrare in conflitto con l'idea della creazione divina. Questa paura è, tuttavia, infondata. Ciò che entra in contrasto con la creazione divina è la possibile estensione della teoria dell'evoluzione in una direzione materialistica, il cosiddetto evoluzionismo. Ciò che l'evoluzionismo sembra dire, e sto pensando ad autori come Dawkins, è che non c'è necessità di Dio. Ma questa estensione della teoria di Darwin non è parte di ciò che è stato scoperto dalla scienza» (da National Catholic Reporter, 08-10-2008).

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