Jules Verne ha avuto il merito di inaugurare un genere letterario molto appassionante basato sul progresso scientifico-tecnologico. Nei suoi libri fu sempre presente una buona dose di fiducia positivistica nella scienza e nei suoi progressi, tanto da avere la certezza che, prima o poi, tutti i misteri della vita si sarebbero risolti. Richard Dawkins ha ancora pochi meriti, se non quello di essere diventato il punto di riferimento per chi vuole dimostrare l'inesistenza di Dio dal punto di vista scientifico.
Verne visse nell'era del positivismo, un integralismo fideista che si scontrò presto con un altra fede, ben più solida (anche solo per il fatto che c'era già e c'è ancora), quella religiosa. Dawkins è rimasto uno dei pochi a fomentare questo scontro.
Tutto nacque da August Comte, fondatore del positivismo, il quale mise per la prima volta veramente in contrasto scienza e fede e tramutò la sua filosofia scientista in una vera e propria religione, proponendosi "Gran sacerdote" (Comte, Catechismo positivista) del nuovo culto.
Il teologo cattolico De Lubac ha commentato così:"Il positivismo trova così i suoi fedeli e il suo culto, perché ha il suo idolo [la scienza]. Il posto di Dio è ben occupato.
(De Lubac, Il dramma dell'umanesimo ateo, Morcelliana 1985, pag. 137).
Tesi dell'ateismo:
"La scienza è in grado di dimostrare che ogni cosa potè accadere senza bisogno di invocare l'esistenza di una divinità".
(Atkins, La creazione. Saggio sul riduzionismo estremo e sul razionalismo militante, Zanichelli 1985)
E ancora: "Sulla base di ricostruzioni scientifiche straordinariamente corroborate, abbiamo ormai avuto risposta alle grandi domande metafisiche del passato: sappiamo tutto, sappiamo chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo (e in un certo senso perfino: che cosa possiamo sperare)"
(Flores d'Arcais e Angelo Scola, Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede, dibattito pubblico alla Normale di Pisa 7/1/08, Marsilio 2008, pag. 17-20)
Smontiamo questa tesi.
Ancora ai giorni d'oggi, come si è visto, è rimasto un rimasuglio di positivismo (neopositivismo e neoempirismo) e di scientismo.
Inutile dire che sono posizioni estreme, per fortuna, assolutamente marginali e totalmente sbagliate. Vediamo perché:
- Affidare le risposte della propria vita alla scienza, restando spettatori.
Il cardinale Angelo Scola, rispondendo proprio a Flores d'Arcais dice: c'è ancora "chi finisce preda di un discorso scientifico, condotto in terza, e non più in prima, persona, che man mano si estende a tutti i livelli del sapere, comrpeso quello etico. Un discorso che, per essere oggettivo e "scientifico", esclude appunto il soggetto".
Cioè le risposte alla propria vita sono affidate agli scienziati, a una terza persona, escludendo il proprio coinvolgimento personale alla soluzione. Questa si chiama alienazione, seguendo quello che disse un grande teologo, don Luigi Giussani: "La soluzione alle domande fondamentali, che costituiscono la mia persona, l'avverarsi del loro significato deve riguardare direttamente me. Non far consistere la risposta ad una collettività in un ipotetico futuro (il progresso o la scienza)". E ancora: "L'individuo [affidando la risposta ad altri] resta in balia delle forze del potere: è la scomparsa della libertà, è l'alienazione totale".
(Don Giussani, Il senso religioso, Rizzoli 2003, pag. 103 e 119). - La scienza ha ancora poche certezze e tantissime domande.
Che la scienza possa rispondere a tutto, anche alle domande esistenziali e filosofiche, è un errore clamoroso che ha visto il netto fallimento del positivismo e dell'illuminismo (nonostante la triste rivista scientifica MicroMega persista su questa strada). Di esempi ce ne sono moltissimi, ne riportiamo due:
Uno scienziato, dopo aver ascoltato la frase riportata sopra dal prof. Flores d'Arcais durante il dialogo col card. Scola, si è alzato e ha detto:
" Sono rimasto perplesso perché ho visto una fiducia smisurata nelle potenzialità della scienza da parte del professor d'Arcais, e invece da scienziato probabilmente non mi sentirei di dire che sappiamo tutto sull'origine dell'universo o su un sacco di altre questioni".
(Flores d'Arcais e Angelo Scola, Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede, dibattito pubblico alla Normale di Pisa 7/1/08, Marsilio 2008, pag. 17-20)
Un altro esempio è l'articolo su Repubblica (6/07) del genetista italiano Luca Cavalli Sforza, dal titolo: l'evoluzione e l'incerto futuro dell'uomo.
- Poche certezze sull'uomo, una delle quali è che la teoria di Darwin è messa ormai da parte.
Chi vuole usare la scienza per eliminare "l'esistenza di una divinità", come ha affermato l'ateo incallito Atkins, lo fa promuovendo l'evoluzione darwinistica classica: l'uomo e ogni altra cosa sono apparsi grazie al "Grande Caso" e a condizioni bioamichevoli statisticamente impossibili e irripetibili, si sono evoluti con "grandi iniezioni di fortuna" (Dawkins, L'illusione di Dio) tramite la selezione naturale e la sopravvivenza del più forte. Non c'è così spazio per un Essere Intelligente poiché il suo intervento non è necessario.
Questa è la favola che ci è stata proposta fino a pochi anni fa in qualunque libro di scienze, di cui Dawkins e Mainardi sono tifosi sfegatati, poiché è l'unica teoria scientifica che potrebbe sostenere il loro credo ateistico (non è un ossimoro dire così...)
Anzitutto affidare ogni cosa al Caso Tappabuchi la dice lunga sulle certezze di questi uomini. Poi, come ha sostenuto lo storico della scienza Federico di Trocchio, il darwinismo è pieno di buchi e di anelli mancanti, che si acutizzano nel passaggio tra scimmia e uomo (anzi diciamo che proprio nessuno ha mai trovato passaggi intermedi). Per questo oggi "nessuno cerca più gli anelli mancanti", proprio perché è la teoria scientifica del darwinismo che sta crollando.
Lo dicono gli stessi evoluzionisti atei. Massimo Piattelli Palmarini, professore di scienza cognitiva, linguistica e psicologica dell'università dell'Arizona e membro di numerose accademie scientifiche in tutto il mondo, combattendo giustamente la teoria dell'Intelligent Design americano, afferma: "Sono in disaccordo con alcuni scienziati come me e come me atei, per esempio il biologo inglese Richard Dawkins e il cognitivista americano Daniel Dennet, che si sono sentiti in diritto di attaccare la religione partendo da presunte basi scientifiche. Lo ha fatto anche Piergiorgio Odifreddi, valentissimo matematico ma improvvisato teologo. Sarebbe doveroso che l'insegnamento dell'evoluzione biologica avvenisse presentando con meno sicumera un quadro estremamente complesso, pieno di incertezze. La dottrina darwiniana tradizionale fa acqua da tutte le parti".
(Piattelli, Il darwinismo caricaturale, Corriere della Sera, 16/10/07).
Il genetista Gregory Gibson, recentemente su "Nature" ha affermato:"La selezione naturale è solo uno dei fattori dell'ordine biologico, e forse nemmeno il più importante".
Il Nobel per la Medicina (1974), biochimico ed evoluzionista Christian de Duve, nel suo bellissimo libro, All'origine della vita (Longanesi 2008), attacca, come tanti altri, la selezione naturale casuale:"La specie umana non è il frutto di una combinazione altamente improbabile di avvenimenti casuali. Tutto dipende dai vincoli entro i quali opera il caso. L'emergere di esseri umani o perlomeno di esseri senzienti e pensanti, è un esito obbligato di questo percorso inarrestabile, e non un "incidente cosmico"."
- In aumento gli scienziati che vedono nell'evoluzione un progetto o finalismo (teleologia).
Ce ne sono moltissimi e ne cito solo alcuni...Owen Gingerich, esimio professore di storia della scienza ad Harvard e astronomo, afferma: "Gli evoluzionisti che rifiutano qualsiasi finalismo [vedi Dawkins & C.] e che, nel dichiarare il loro credo in una sorta di roulette cosmica, parlano di un universo assolutamente privo di scopo, non stanno presentando un fatto scientificamente dimostrato. Essi, piuttosto, stanno difendendo le proprie personali prese di posizione in ambito metafisico. [..] Per quanto mi riguarda sono persuaso della presenza, al di sopra e all'interno del cosmo, di un Creatore dotato di una intelligenza superiore.".
(Gingerich, Cercando Dio nell'universo, Lindau 2007, pag. 79)
C'è lo scopritore del genoma umano Francis Collins, per il quale la genetica è "il manuale di istruzioni di Dio", oppure il celebre fisico Paul Davies, recentemente convertitosi al Desimo, che ritiene che Sant'Agostino aveva già capito tutto, ancora prima del religioso cattolico Lemaitre (padre della teoria del Big Bang), parlando della creazione dal nulla di un Essere Intelligente.
Cito poi l'astronomo Allen Sandage, amicissimo di Edwin Hubble, che dice: "Se non c'è Dio, niente ha senso, ecco perché il caso degli atei è basato su un inganno. L'espansione dell'universo mette la cosmologia astronomica vicino al tipo di teologia naturale medioevale che ha cercato di trovare Dio identificando la causa prima. Il "primo effetto", non richiede forse, alla luce della ragione, una Prima Causa?"
(Sandage, citato in Solo lo stupore conosce, Bersanelli-Gargantini, Rizzoli 2003,pag. 337)
Conclusione
Insomma non solo la scienza è nella più totale incertezza, ma sembra stia sempre più abbandonando la teoria del Caso Tappabuchi, avvicinando all'ipotesi evolutiva progettista. Anzi, come ha affermato il celebre neurofisiologo australiano e Premio Nobel per la Medicina, John Eccles:"Le nostre conoscenze non possono andare al di là del fatto che siamo tutti parte di un qualche grande disegno"
(Eccles, L'origine della vita, Garzanti 1983)
Abbiamo inziato con Jules Verne e chiudiamo con lui.
Occorre dire per completezza di informazione che nell'ultimo periodo della sua vita manifestò un certo distacco dal positivismo e dalle potenzialità della scienza di spiegare la vita e di negare la Trascendenza. Probabilmente nel suo animo risuonavano le ultime parole messe in bocca al capitano Nemo prima che il "Maelstrom", un terrifcante gorgo marino, inghiottisse il Nautilus, il sottomarino fiore all'occhiello dello sviluppo scientifico del tempo (un pò come il Titanic). Di fronte alla potenza della natura, il capitano urlò:
"Dio onnipotente! Basta! Basta!.
(Verne, Ventimila leghe sotto i mari, Mondadori 1994, pag. 91,92)
Anche lui, imbevuto com'era di speranze e illusioni positiviste e scientiste, si arrese ed invocò il soccorro del Grande Progettista.
Approfondimenti.
L'illusione dell'ateismo, Roberto Timossi (San Paolo 2009)
Perché non possiamo essere atei, Franceco Agnoli (Piemme 2009)
L' ornitorinco sconfigge Darwin, Massimo Palmarini Piattelli.
Altri buchi nell'evoluzione darwinistica, da Rassegna Stampa Cattolica (24/3/10).
Ecco perché certe teorie non possono spiegare le ragioni dell'esistenza, da Il Sussidiario (23/3/10).
Gli animali non si suicidano perché sono diversi dall'uomo, da Rassegna Stampa Cattolica.