Non solo si nega che il Cristianesimo, grazie all'insegnamento di Gesù, abbia spazzato via la schiavitù dalla storia umana (vedi qui), ma si è scatenata una vera e propria leggenda nera e un revisionismo storico senza precedenti sugli stermini e le conversioni forzate promosse dalla Chiesa sui poveri Indios colonizzati.
Uomini che si dicevano cristiani effettivamente schiavizzarono gli Indios, ma lo fecero andando contro la morale cristiana e le stesse autorità ecclesiastiche di allora.
Dimostriamo come stanno le cose, non con altre interpretazioni personali di ciò che avvenne all'inzio della seconda metà del 1500, ma basandoci direttamente sulla bolla di Papa Paolo III che scomunicò pubblicamente gli schiavisti.
Dopo la scoperta dell’America, si pose nuovamente il problema della schiavitù, problema cancellato dalla storia grazie all’avvento del cristianesimo (vedi qui).
Il 2 giugno 1537 papa Paolo III emana la memorabile Bolla “Sublimis Deus” (o anche “Veritatis Ipsa”), con la quale spazza via tutti gli appetiti schiavistici sulle popolazioni del Nuovo Mondo, proclamando che "Indios veros nomine esse".(vedi qui)
Infatti per giustificare la loro schiavitù e razziare i loro beni, si adduceva l’idea che fossero selvaggi, non veri esseri umani e si portava come prova il fatto che non avevano la fede cristiana.
Il papa risponde definendo i portatori di questi potenti interessi addirittura “manutengoli di Satana, desiderosi di soddisfare la loro avidità, e costringere gli Indios occidentali e meridionali e altri popoli, che ci sono venuti a conoscenza in questi ultimi tempi, a servirli come fossero animali bruti, sotto il pretesto che non hanno la fede. Con l’autorità apostolica e attraverso questo documento stabiliamo e dichiariamo che i predetti Indios, e tutti gli altri popoli che in futuro verranno scoperti dai cristiani, anche se non sono cristiani, non si possono privare della libertà e del dominio della loro proprietà, e che è lecito ad essi godere della loro libertà e dei loro beni e acquisirne, né che si debbono ridurre in schiavitù. Se qualche cosa sarà fatta in contrario dichiariamo nulla e invalida alla detta fede in Cristo".
(Papa Paolo II, Sublimis Deus, 1537)
Nonostante il divieto di ridurre gli indigeni in schiavitù sia stato ripetuto da Gregorio XIV (Cum Sicuti, 1591), da Urbano VIII (Commissum Nobis, 1639), da Benedetto XIV (Immensa Pastorum, 1741) e da Gregorio XVI (In Supremo, 1839), nel corso dei secoli purtroppo le turpitudini si continueranno a perpetrare e anche alcuni uomini di Chiesa assumeranno (distaccandosi da essa) atteggiamenti e posizioni opposti a questo pronunciamento solenne del magistero, tuttavia questo sarà fatto in contrapposizione all’insegnamento del Vangelo e dell’autorità ecclesiale.
Conclusione:
Anche questa volta, perciò, non sono fondate le accuse alla Chiesa, ma semmai vanno giudicati quegli uomini (Nietzsche in primis), che hanno sostenuto la schiavitù (vedi qui: Nietzsche e schiavitù) e quei cristiani che, staccandosi dall'insegnamento della Chiesa, hanno tradito l'annuncio cristiano.
Bibliografia
La bolla di Papa III Veritas Ipsa, fonte Wikipedia.