lunedì 16 novembre 2009

Gesù è esistito: Giuseppe Flavio

Le testimonianze (non cristiane) della figura storica di Gesù sono più abbondanti di altri personaggi famosi della storia, dei quali nessuno però dubita la loro effettiva storicità.
Mentre su Gesù, ovviamente, c'è sempre qualcuno che rode e lavora per smontare e screditare tutto.

Le prime testimonianze non cristiane a Gesù ed ai suoi seguaci, vengono inseriti nelle opere degli storici di allora non come evento in sè, poichè il cristianesimo non era ancora sviluppato, ma come completamento per la narrazione di altri avvenimenti storici (Tacito, Svetonio), o come parte di libri storici che trattano specificamente della Giudea (Giuseppe Flavio), o ancora come contenuti all’interno di corrispondenza tra il potere romano centrale e le sue ramificazioni provinciali (Plinio, Adriano) oppure come spunti polemici o satirici di pagani, Ebrei e filosofi contro i Cristiani (Petronio, Trifone, Apuleio, Marco Aurelio, Luciano, Galeno, Epitteto e Celso).

In questo articolo prenderemo in considerazione le prime chiare testimonianze storiche sulla persona di Gesù, che ci sono tramandate dallo storico giudeo-romano (non convertitosi al cristianesimo) Giuseppe Flavio (37-103).

  • Nella sua opera Antichità giudaiche (93-94), narra la storia ebraica da Abramo sino ai suoi tempi, ed accenna alla persona di Gesù durante il racconto dell'illegale lapidazione dell’apostolo Giacomo (nel 62), capo della comunità cristiana di Gerusalemme. Lo storico descrive l'evento così:

    "Anano […] convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione" (Ant. XX, 200).
  • Una testimonianza più chiara e determinante è ritrovabile però due capitoli prima, definita dagli storici la Testimonium Flavianum:

    "Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, sempre che si debba definirlo uomo: era infatti autore di opere inaspettate, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti della grecità. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, coloro che da principio lo avevano amato non cessarono. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Fino ad oggi ed attualmente non è venuto meno il gruppo di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani" (Ant. XVIII, 63-64).
  • Più avanti, egli conferma anche la veridicità dei Vangeli rispetto alla figura di Giovanni Battista:

    "Ad alcuni dei Giudei parve che l’esercito di Erode fosse stato annientato da Dio, il quale giustamente aveva vendicato l’uccisione di Giovanni soprannominato il Battista. Erode infatti mise a morte quel buon uomo che spingeva i Giudei che praticavano la virtù e osservavano la giustizia fra di loro e la pietà verso Dio a venire insieme al battesimo [..] Egli fu mandato in catene alla già citata fortezza di Macheronte, e colà fu ucciso". (Ant. XVIII, 116-119).

La seconda citazione, sopratutto, è una testimonianza incredibile, scritta poi da uno storico non cristiano. Per questo a partire dal secolo XVI (e solo da questo momento) è stata messa in dubbio, additando (senza prove) le frasi più compromettenti (ad es.: "sempre che si debba definirlo uomo") come intromissione successiva di qualche copista cristiano.
Nonostante che molti storici attendibili come Burkitt, von Harnack, Bretschneider e Schutt, abbiano sempre difeso la totale paternità di Giuseppe Flavio, essa resta comunque una prova schiacciante (anche togliendo le frasi più "cristiane") della presenza storica di Gesù.

Sarebbe strano se Giuseppe non ne avesse parlato, infatti: non poteva omettere qualche informazione su Gesù, dato che si occupa del Battista, di Giacomo e di altri personaggi del genere, inoltre parlando di Giacomo (nel XX° capitolo), non lo identifica, come si usava, con il nome del padre (Giacomo figlio di …), ma lo chiama "fratello di Gesù detto il Cristo", lasciando intendere che questa figura era già nota ai lettori nei capitoli precedenti. Infine, alcune espressioni, difficilmente appartengono ad un Cristiano (ad esempio, quando si dice che Pilato condannò a morte Cristo, si parla di "uomini notabili fra noi", come se l'autore fosse un Giudeo).

Attraverso lo studio linguistico della citazione, lo studioso Thackeray, afferma: "L’evidenza del linguaggio, che da un lato mostra segni dello stile dell’autore, e dall’altro non è quello che avrebbe usato un cristiano, mi appare decisiva. Il criterio dello stile fa pendere la bilancia in favore dell’autenticità del passaggio considerato nel suo complesso, se non in ogni dettaglio. Se il testo fu mutilato e modificato, lo fu almeno su una base di Giuseppe". (Josephus: the Man and the Historian, New York, 1929, pp. 136-149).

Tutti i manoscritti greci delle opere di Giuseppe dal secolo XI in giù, contengono questo passo nella medesima forma; esso è pure citato due volte dallo storico Eusebio di Cesarea nei primi decenni del IV secolo. Ma nel 1971 venne scoperto in Asia Minore, uno scritto del X secolo ad opera del vescovo e storico cristiano Agapio di Ierapoli, che riporta una traduzione araba del Testimonium, senza le parti criticate: "Similmente dice Giuseppe l’ebreo, poiché egli racconta nei trattati che ha scritto sul governo dei Giudei: "Ci fu verso quel tempo un uomo saggio che era chiamato Gesù, che dimostrava una buona condotta di vita ed era considerato virtuoso (o: dotto), e aveva come allievi molta gente dei Giudei e degli altri popoli. Pilato lo condannò alla crocifissione e alla morte, ma coloro che erano stati suoi discepoli non rinunciarono al suo discepolato (o: dottrina) e raccontarono che egli era loro apparso tre giorni dopo la crocifissione ed era vivo, ed era probabilmente il Cristo del quale i profeti hanno detto meraviglie"(Traduzione tratta da J. Maier, Gesù Cristo e il cristianesimo nella tradizione giudaica antica, Brescia, 1994, p. 65).
Il testo evidentemente continua a confermare la presenza storica di Gesù, anche se essa è minimizzata.

I critici moderni sono comunque ormai concordi nel ritenere il passo del Testimonium come sostanzialmente autentico nella sua testimonianza storica di Gesù, sebbene per molti esso ha aver subito prima del secolo IV delle interpolazioni cristiane. E anche molti studiosi, come Etienne Nodet(in Jésus et Jean Baptiste selon Josèphe), Serge Badet o Lucio Troiani, sono convinti che queste interpolazioni non esistano, e che il testo sia interamente autentico (vedi qui).

Conclusione
Resta il fatto incontrovertibile che lo storico non cristiano Giuseppe Flavio, contemporaneo ai fatti, cita nelle sue opere storiche tre personaggi evangelici: Giovanni Battista, Giacomo il Minore e Gesù medesimo, collocando intorno all’anno 30 d.C. l’attività e la morte di quest’ultimo, per mano di Ponzio Pilato su denuncia delle autorità giudaiche dell’epoca.

Riferimenti
  • R. Van Voorst, Gesù nelle fonti extrabibliche, Torino, Edizioni Paoline, 2004
  • S. Pines, An arabic version of the Testimonium Flavianum and its implications, Jerusalem, 1971.
  • A. Pitta, Il Gesù storico nelle fonti del I-II secolo, Bologna, Dehnoniane, 2005 (Ricerche Storico Bibliche 17/2)
  • Il piccolo Zaccheo: riporta altre conferme rispetto al Testimonium Flavianum (grazie a Riccardo per il suggerimento)