Se Gesù non ci fosse stato, se non avesse fatto quei due anni e mezzo di vita pubblica, il mondo sarebbe diverso.
Non lo dico io, ma, fra i tanti, un famoso storico e scrittore di nome Thomas Woods nel suo libro: "Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale" (Cantagalli 2007), e un sociologo delle religioni e accademico, Rodney Stark nel suo testo: "La vittoria della ragione" (Lindau 2005), dai quali ho preso spunto per questo articolo.
Farò un elenco di attività monastiche e per ognuna c'è un link diretto all'enciclopedia online Wikipedia, così che possiate verificare la veridicità di quel che dico (consiglio: una volta all'interno di Wikipedia utilizzate la funzione "cerca nella pagina" di Internet Explorer o di Mozilla Firefox, inserendo le parole "monaci" o "monasteri").
Chi vorrà confutare quel che dico, prima di rivolgersi a me, dovrà smentire i numerosissimi autori che ho citato (oltre che l'enciclopedia Wikipedia).
Se Gesù non fosse nato, non ci sarebbe più il ricordo e le opere dell'antichità greca e romana e i manoscritti importantissimi che furono tramandati dai monaci (vedi anche qui).
Essi, vivendo in fraternità, umiltà ed obbedienza, trascrivevano, appunto, codici, dissodavano campi, dipingevano miniature, sanavano le paludi, costruivano le abbazie, inventavano sistemi di irrigazione e coltivazione.
Senza Gesù non ci sarebbero state nè Scuola, nè Università, nè le miriadi opere di carità, nè la nascita della scienza moderna e lo studio della stessa (vedi qui) e chiaramente neanche la Musica occidentale e non.
Grazie al monaco Guido D'arezzo, cominciò ad esistere la notazione musicale, e anche gli Ospedali ebbero origine dai religiosi cristiani. Adalberto Pazzini, storico della medicina, dice: "La carità cristiana si esplicò in una organizzazione che la primitiva Chiesa istituì in favore dei sofferenti e, principalmente degli ammalati. Ad essa conseguente è il concetto di "ospedale" come luogo in cui, per solo e unico spirito di carità, si ospitavano i malati cui mancasse ogni possibiltà di risorsa".
(Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, Edizioni Minerva Medica 1973, pag. 370-372).
Non esisterebbe nemmeno la moderna economia col suo inedito benessere, poichè sempre i monaci -seguendo l'esempio di Gesù lavoratore- nobilitarono il lavoro manuale, un tempo ritenuto prerogativa degli schiavi, al livello divino della preghiera, e trasformarono l'Europa devastata dalle invasioni barbariche e coperta di foreste selvagge e acquitrini, in un giardino fertile e rigoglioso.
Henry Goodel (ex presidente del Massachusetts Agricultural College) disse: "I monaci benedettini, lungo un arco di 1500 anni salvarono l'agricoltura, dobbiamo ai monaci la ricostruzione di gran parte dell'Europa".
Quindi la sopravvivenza di milioni di persone. Non a caso lo storico belga Henri Pirenne li definisce: "Educatori economici" (Città medioevali, 1925), e persino lo statista e storico francese del Novecento François Guizot, che non nutriva particolari simpatie per la Chiesa Cattolica, osservò: "I monaci benedettini furono gli agricoltori d'Europa. La pulirono su larga scala, associando agricoltura e predicazione".
Perfino la celebre bellezza del paesaggio italiano -sopratutto la campagna umbra e toscana- porta il segno vivo del cattolicesimo che -secondo Franco Rodano (politico, politologo e filosofo), ripreso poi dal filosofo marxista Mario Tronti in "Rivista Trimestrale n. 3-4/87)- ha plasmato "la millenaria capacità contadina (conservata dalla Controriforma) di vivere il lavoro non solo come duro travaglio disseminato di "spine e triboli", ma anche come accurata e paziente ricerca, al tempo stesso, del necessario e del bello".
(Rodano, Lettere dalla Valnerina, La Locusta 1986)
Lo storico, sociologo e accademico Rodney Stark afferma: "L'abolizione della schiavitù portò all'invenzione di macchine per sfruttare l'energia idraulica che i monaci usavano per battere il frumento, setacciare la farina, follare i pani e per la conciatura".
(Stark, La vittoria della ragione, Lindau 2006, pag. 51-62).
Lo stesso Woods, afferma:
I monaci insegnarono ai contadini a dissodare, bonificare, coltivare e irrigare e l'Europa divenne fertile.
(Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale, Cantagalli 2007).
I monaci introdussero e rinnovarono l'allevamento del bestiame e dei cavalli, la fabbricazione della birra, l'apicoltura, la frutticoltura (i frati della Chartreuse de Paris moltiplicano tra il 1650 e il 1789 più di un milione di piante da frutto) e la viticoltura in particolare.
"Dovettero ai monaci la propria esistenza il commercio del grano in Svezia, la fabbricazione del formaggio a Parma e i vivai di salmone in Irlanda.
(Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale, Cantagalli 2007, pag.39).
Hanno origine nei conventi anche la produzione del vino e la stessa scoperta dello Champagne, che risale al monaco benedettino Dom Perignon dell'Abbazia di Saint Pierre a Hautvillers sulla Marna.
"Che fosse la macinatura del sale, del piombo, del ferro, dell'allume o del gesso, o la metallurgia, l'escavazione del marmo, il forgiare piastre di metallo, non vi era alcuna attività in cui i monaci non dessero prova di creatività e di uno spirito di ricerca fecondo. I benedettini sapevano incanalare il proprio lavoro verso la perfezione. La perizia coltivata nei monasteri si sarebbe diffusa per tutta l'Europa"
(Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà moderna, Cantagalli 2007, pag. 43)
Senza Cristo non ci sarebbe neanche il matrimonio così come oggi lo conosciamo, poichè prima di Gesù la moglie e le mogli erano di proprietà del marito. Il filosofo de Rougemont afferma: "I popoli cristianizzati conoscono, grazie all'insegnamento della Chiesa e dei Santi, l'amore monogamico e indissolubile. Prende inizio quella unione di uomini che si chiama: famiglia.
(De Rougemont, L'amore e l'occidente, Rizzoli 1977, pag. 110)
Perfino il diritto internazionale è debitore di Francesco de Vitoria, sacerdote e teolgo.
Senza Gesù non avremmo nemmeno avuto uno Stato Laico perchè è Gesù che ha desacralizzato il potere, il quale da sempre aveva usato le religioni per assolutizzare se stesso. Dopo Gesù, Cesare non si può più sovrapporre a Dio e non può più avere potere assoluto sulle persone e sulle cose ("Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" Mc 12,13-17).
Tutto questo nasce in modo spontaneo, non da progetti sociali o politici, ma solo dalla certezza del destino, dall'amore alla vita propria e degli altri, alla realtà e all'uomo, caratteristiche portate nella storia da Gesù Cristo e a cui miliardi di uomini, monaci o laici, si sono ispirati dando origine alla civiltà moderna.
Si capisce così l'affermazione di Benedetto Croce (per citazioni di altri filosofi e storici guarda qui):
"Il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta: così grande, così profonda, così feconda di conseguenze, così inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che non meraviglia che sia apparso o possa ancora apparire come un miracolo, una rivelazione dall’alto, un diretto intervento di Dio nelle cose umane, che da lui hanno ricevuto legge e indirizzo affatto nuovo. Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana, in relazione di dipendenza da lei, a cui spetta il primato perché l’impulso originario fu e perdura il suo".
(Croce, Perché non possiamo non dirci cristiani, 1942)