mercoledì 2 dicembre 2009

La Sindone della UAAR è un falso

La UAAR se ne inventa un'altra. E come al solito gli va male.
Essendo ormai una lobby massonica ha soldi da buttar via in esperimenti inutili.

Dopo il fiasco delle pubblicità atee a Genova, in Ottobre 2009, affermano tutti contenti:
"La Sindone di Torino è un falso medievale. Ecco la prova".

Lo scienziato Giulio Fanti afferma:
"C’è da stupirsi per le affermazioni prive di rigore scientifico riportate. Ogni tanto qualche persona in cerca di notorietà ottiene spazio nei media dichiarando di avere riprodotto la Sindone o una parte di essa, ma quando si approfondisce il discorso "casca il palco".
È infatti possibile, e già altri lo hanno fatto in precedenza, riprodurre alcune fattezze macroscopiche della Sindone, ma è assai più difficile riprodurre le caratteristiche microscopiche dell’immagine corporea ivi impressa. Nessuno, nemmeno con lo stato dell’arte delle tecnologie attuali, è stato sinora capace di riprodurre tutte insieme tali caratteristiche estremamente particolari.

Ad esempio, l’ENEA di Frascati da anni sta studiando come riprodurre alcune caratteristiche dell’immagine corporea della Sindone, ed ha ottenuto risultati incoraggianti utilizzando laser eccimeri.
(Baldacchini, articolo pubblicato sulla rivista scientifica Applied Optics. 18-3-2008)
Ma la strada è lunga prima di potere ottenere qualcosa di uguale all’immagine corporea del famoso telo.
Anche un articolo a nome di 24 studiosi pubblicato su Internet (vedi qui) riporta l’impossibilità attuale di riprodurre tutte le fattezze della Reliquia più importante della Cristianità.

La UAAR però non bada a spese e ingaggia lo sconosciuto chimico dottor Garlaschelli (volete vedere una sua foto? Clicca qui), il quale, grazie al centro CICAP (cioè maghi, magia e cartomanti, con Giucas Casella sempre in homepage) ha utilizzato un lino, tessuto a spina di pesce, su cui ha disteso un volontario al quale erano state sporcate di ocra le parti del corpo più in rilievo. Per il volto è stato utilizzato un bassorilievo di gesso e per far invecchiare il tessuto lo ha scaldato per tre ore a una temperatura di 250 °C e lavato in lavatrice con sola acqua. Ha così ricreato una seconda Sindone con metodi e mezzi compatibili con quelli disponibili nel 1300 (a parte la lavatrice...).

La storica e archeologa Barbara Frale, esperta della Sindone, afferma:
"Le cose però, analizzando la colorazione autentica del lino, sono un po’ più complesse. Non ci riescono i fisici nucleari figuriamoci gli "esperti" del CICAP. Credo francamente che per loro sia stato un autogol perché se è questa la serietà scientifica con la quale affrontano le questioni misteriose di questo mondo stiamo freschi.
(Frale, Una nuova prova dell’autenticità, il Sussidiario 30/11/09)

Ma è lo stesso professor Garlaschelli, inconsapevolmente, ha dimostrato come non possa essere attendibile la procedura utilizzata per la riproduzione dell’immagine del sudario.
Ad esempio dice:"Con tempera liquida sono stati poi aggiunti i segni dei colpi di flagello e le macchie di sangue".
Cioè dopo aver riprodotto l’immagine ha piazzato il sangue. Evidentemente Garlaschelli ignora che nel 1978, un gruppo di scienziati statunitensi appartenenti allo STURP (Shroud of Turin Research Project) effettuarono una serie di esami (spettroscopia nel visibile e nell’ultravioletto per riflettanza e per fluorescenza, spettroscopia ai raggi X e IR, spettroscopia di massa, termografia infrarossa, radiografia, ecc., altro che tempera e pennelli) e scoprirono inequivocabilmente che l’immagine corporea è assente al di sotto delle macchie ematiche, e dunque si è formata successivamente ad esse.
Ciò è dovuto ad un’ossidazione-disidratazione della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto con formazione di gruppi carbonilici coniugati. Tale alterazione è rilevabile solo superficialmente per una profondità di circa 40 micrometri (ossia 4 centesimi di millimetro). È stato inoltre dimostrato che la colorazione delle fibre nelle zone dell’immagine è uniforme e le variazioni di intensità dell’immagine sono dovute al numero di fibre colorate per unità di superficie. Nelle zone ematiche è stata evidenziata la presenza di anelli porfirinici e le stesse zone hanno dato luogo a reazioni di immunofluorescenza tipiche del sangue umano di gruppo AB (lo stesso del miracolo di Lanciano).
Inoltre accertarono l’assoluta mancanza di pigmenti e coloranti sul lenzuolo.

Insomma, nella Sindone ci sono una marea di caratteristiche che la sua copia non ha.
Il professore poi non ha dimostrato la tridimensionalità dell'immagine sindonica e la sua doppia superficialità. Inoltre per i contorni dell'immagine ha utilizzato il colore ocra quando, come riportato sopra, nella Sindone non vi è traccia di pigmenti di colore nè di pittura nè di vernice.
Qualcuno dovrà prendersi la briga di dirgli chenon è sufficiente ottenere un’immagine che ad un esame visivo appaia simile a quella presente sulla Sindone.

La notizia fa il giro dell'Italia, grazie agli avamposti atei che ormai sono penetrati silenziosamente in ogni città, e grazie ai blog che copiano-incollano ogni sillaba scritta sul sito UAAR.

Ad ogni modo non c'è alcunché di nuovo nel risultato ottenuto perché analoghe immagini sperimentali furono considerate nel lavoro pubblicato nel Journal of Imaging Science and Technology, (vol. 46-2) nel 2002, risultando anch'essi molto carenti delle gradazioni intermedie di colore rispetto all’immagine sindonica.
Il dottor Garlaschelli, infatti, non dice nulla riguardo alla profondità di colorazione utilizzata, che è molto sottile (un quinto di millesimo di millimetro) nel caso dell’immagine Sindonica ed è praticamente impossibile riprodurre tale profondità tramite le sostanze chimiche da lui utilizzate.
L’immagine ora proposta da venerare dagli atei, dono del dio Scienza, si basa su altri studi precedenti di migliore riuscita come quello ottenuto utilizzando pigmenti a base di ossido di ferro dalla studiosa americana Emily Craig. Analizzato a livello microscopico, il lavoro della Craig, ha comunque dato risultati alquanto deludenti.

Infine, se avesse effettivamente trovato il modo di riprodurre qualcosa di simile alla Sindone, egli avrebbe dovuto sottoporre al vaglio della comunità scientifica i suoi risultati prima di esporli ad un pubblico impossibilitato ad eseguire verifiche dettagliate di laboratorio, ad esempio analisi microscopichiche che toglierebbero ogni dubbio riguardo la profondità submicrometrica della colorazione. Secondo voi perchè non lo ha fatto?

Per approfondire.
Barbara Frale, una nuova prova dell'autenticità della Sindone, Il sussidiario
La copia del CICAP è un falso: ecco le prove, il Sussidiario.
Sindone.it, sito interessantissimo sulla Sindone, con aggiornamenti continui.
L'esame al Carbonio del 1988 è risultato inattendibile, Zenit
Gli scienziati di repubblica hanno torto, Il sussidiario.
La copia degli scienziati del CICAP è un falso: ecco le prove, Il sussidiario
Da Leonardo da Vinci al Cicap, tutte le frottole sul sudario di Torino, Il sussidiario
Commenti in merito al recente esperimento del professor Garlaschelli, da www.shroud.com
La Sindone riprodotta? Il commento di Petrus Soons, da www.srmedia.org