giovedì 19 novembre 2009

Galileo Galilei

Leggendo le opere di Galileo emergono i suoi pensieri e giudizi, che come al solito, si rivelano lontanissimi dall'immagine che molti si sono fatti di lui.
Tralasciando i suoi errori, il suo temperamento, le sue non-prove e gli errori del Santo Uffizio, scopriamo un uomo fermamente credente e pienamente cattolico, sia prima che dopo la scomunica da parte della Chiesa.

Galilei, Galileo (Fisico, Astronomo e Matematico).
Considerato padre della scienza moderna, rivoluzionò l'astronomia perfezionando l'uso del telescopio e scoprendo la rotazione della Terra, le macchie solari, le montagne della Luna, dei satelliti di Giove, le fasi di Venere, le stelle che compongono la Via Lattea, e introdusse il metodo scientifico (detto spesso metodo galileiano). Più volte ribadì di essere stato aiutato dalla grazia divina nelle sue scoperte.

  • Ecco due esempi:
    "Tutte queste cose sono state scoperte e osservate in questi ultimi giorni per mezzo del telescopio escogitato da me, in precedenza illuminato dalla grazia divina".
    (Galileo, Sidereus nuncius , MDCX, vol. 4)
  • "Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col concorso della divina grazia che con i telescopi".
    (Galilei, Lettere, Einaudi, Torino, 1978)

  • Un esempio del suo profondo cattolicesimo
    "Ma se sopra una tal resoluzione [accettare o rifiutare il Copernicanesimo] e’ sia bene attentissimamente considerare, ponderare, esaminare, ciò che egli scrive [Copernico], io mi sono ingegnato di mostrarlo in una mia scrittura, per quanto da Dio benedetto mi è stato conceduto, non avendo altra mira che alla dignità della Santa Chiesa e non indirizzando ad altro fine le mie deboli fatiche"
    (Galilei, Lettera a Dini, 23/03/1615, Edizione nazionale delle Opere di Galileo, vol. V).
  • "Ho due fonti di continua consolazione. La prima, che nei miei scritti non ci può essere la pur minima ombra di irriverenza verso la Santa Chiesa; e secondo, la testimonianza della mia coscienza, che solo io e Iddio nei cieli conosciamo fino in fondo. Egli sa che, nella causa per cui soffro, sebbene molti abbiano potuto parlare più dottamente, nessuno, neanche gli antichi padri, ha parlato con più pietà o con maggior zelo per la Chiesa di quanto non abbia avuto io".
    (Galilei, Lettera a Nicolò Fabri di Peiresec, 21/02/1635, Edizione nazionale delle Opere di Galileo)

  • Affermò più volte la compatibilità fra scienza e fede (alla faccia dell'ateismo scientista)
    "Procedendo di pari dal Verbo divino la Scrittura Sacra e la natura, quella come dettatura dello Spirito Santo, e questa come osservantissima esecutrice de gli ordini di Dio".
    (Galilei, lettera a Padre Benedetto Castelli, 21/12/1613, Edizione nazionale delle Opere di Galileo, vol. V, 282-285)
  • "Scienza è il distinguere quello che si sa da quello che non si sa.
    (Galilei, Lettere, Einaudi, Torino, 1978)

  • Anche lui, come tanti grandi scienziati, era stupito dell'immensità del Creatore, il quale si rivelava nella perfezione dell'Universo.
    "L’universo non potrà essere letto finché non avremo imparato il linguaggio e avremo familiarizzato con i caratteri con cui è scritto. E’ scritto in linguaggio matematico, e le lettere sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza le quali è umanamente impossibile comprendere una singola parola.
    (Galilei, Il saggiatore, 1623, pag. 171.)

  • Continuò, nonostante le sue scoperte, a riaffermare la verità della Sacre Scritture (vedi qui)
    "Non poter mai la Sacra Scrittura mentire, tutta volta che sia penetrato il suo vero sentimento, il qual non credo che si possa negare essere molte volte recondito e molto diverso da quello che suona il puro significato delle parole"
    (Galilei, Lettera alla Granduchessa Madre di Toscana, Edizione nazionale delle Opere di Galileo, Firenze 1968, vol. V, pag. 315)