- Nonostante il gran daffare di alcuni scienziati come Richard Dawkins e Weinberg, la concezione dogmatica della scienza tipica del positivismo e del neopositivismo pare oggi in inarrestabile declino.
Sempre meno scienziati, infatti, si trovano disposti a fare della conoscenza scientifica uno strumento da contrapporre frontalmente alla religione e alla metafisica. Anzi, per primo Dawkins afferma: "Ho perso la battaglia per l’ateismo, ho fallito".(Corriere della Sera, 7/11/2007 vedi qui).(Anzi, qualcuno ritiene addirittura che abbia finito per portare acqua al mulino dei “nemici”).
- Pensate che, addirittura l’agnostico e celebre fisico, matematico e cosmologo Hermann Bondi è arrivato addirittura a inveire contro di loro: “Mi fanno ridere. Sempre che non mi salga la pressione e non vada fuori dai gangheri!” (Stannard, La scienza e i miracoli, Longanesi, Milano 1998, pag. 220).
Il professor John Durant dell’Imperial College –direttore dello Scienze Museum di Londra, e professore di "divulgazione della scienza" (come Dawkins)- ritiene addirittura che "sarebbe opportuno cercare di educare gli scienziati in modo un po’ più aperto, in quanto la scienza non è in grado di provare la verità o la falsità di proposizioni metafisiche e teologiche, come invece vorrebbero i neopositivisti e gli atei scientisti".
- I più grandi filosofi della scienza, poi, come Karl Popper, Thomas Kuhn, Paul Feyerabend, Imre Lakatos, Williard van Orman Quine ecc.. , hanno spazzato via una volta per tutte la concezione dogmatica della conoscenza scientifica.
Popper Ha sostituito il principio di verificazione con quello di falsificazione, infatti secondo lui: "una teoria scientifica non è mai definitivamente verificata (come pretende invece, il principio di verificazione), tuttavia è sufficiente un solo dato osservativo negativo o a essa contraria per confutarla. Kuhn e Lakatos, hanno posto l’accento sul carattere storico-sociologico della scienza, che ne fa una disciplina soggetta ai mutamenti e alle indeterminatezze della società umana. Kuhn, sopratutto, ha evidenziato come l’evoluzione delle conoscenze scientifiche non proceda tanto per accumulazione, per crescita continua o per perfezionamento di teorie già note, quanto piuttosto vere e proprie “crisi rivoluzionarie” che producono un cambiamento del “paradigma”, ossia della "costellazione di valori, credenze, tecniche condivise dai membri di una data comunità scientifica" (La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 1978m pag. 4).
Feyerabend ha contestato il valore assoluto attribuito al metodo scientifico. Infine Quine ha criticato il riduzionismo assiomatico dell’empirismo, affermando: "L’empirismo moderno è stato in gran parte condizionato da due dogmi. Il primo è la credenza in una fondamentale separazione tra verità che sono analitiche o fondate sui significati indipendentemente dai fatti, e verità che sono sintetiche, o fondate sui fatti. Il secondo dogma è il riduzionismo: la credenza che ciascuna asserzione dotata di significato sia equivalente a qualche costrutto logico in termini che si riferiscono all’esperienza immediata" (Due dogmi dell’empirismo, Cortina, Milano 2004, pag. 35).
Insomma, non si può fare della scienza un dogma.
- Infine, mi chiedo: come fanno gli atei scientisti a pensare di smentire Dio con la scienza, quando è lo stesso sviluppo scientifico ad essere in crisi?
Esempi: il fisico teorico Franco Selleri, afferma che: "la scienza negli ultimi anni è progredita negli aspetti peculiari o nei dettagli, mentre i grandi impianti teorici che riguardano il microcosmo (il modello standard delle fisica delle particelle) e il macrocosmo (il modello cosmologico standard dell’origine dell’universo) sono prossimi a essere rimessi in discussione: i due concetti più popolari della scienza contemporanea, quark e Big Bang, vacillano paurosamente e dovranno forse essere eliminati dalla scienza futura" (Selleri, Fisica senza dogma, Dedalo, Bari 1989, pag. 5-6). Anche Lee Smolin (che voleva smontare la presenza di Dio con la scienza) ha dovuto ammettere che negli ultimi 25 anni gli scienziati (che pure si sono dati un gran daffare e non sono stati mai così numerosi) non hanno fatto compiere reali progressi alle scienze fisiche: "Abbiamo fallito. La nostra comprensione delle leggi della natura ha continuato a crescere rapidamente per oltre due secoli, ma oggi, nonostante tutti i nostri sforzi, di queste leggi non sappiamo con certezza più di quanto ne sapessimo nei lontani anni settanta" (Smolin, L’universo senza stringhe, Einaudi, Torino 2007, pag. 10).
La verità è che la scienza attuale e quindi gli atei scientisti, versano in una crescente difficoltà, e "la maggioranza degli operatori scientifici riconosce, comunque che è ormai venuta meno la fiducia illimitata nelle possibilità della scienza e ha abbandonato la distorsione ideologica dello scientismo che attribuisce al metodo della fisica la capacità di avere risposte alle domande fondamentali dell’uomo". (Arecchi, I simboli e la realtà, Jaca Book, Milano, 1990, pag. 12).
Per leggere i commenti dei lettori all'articolo e le risposte ad essi: (clicca qui)