Cos'é la ragione?
- Il Censore mi scrive: "A parte il fatto che la ragione è uno strumento per conoscere, non un ente che conosce..."
- Leggere i post con pregiudizio porta a questi abbagli...cito direttamente dal mio post (il link è a inizio pagina):"La ragione è lo strumento che l'uomo utilizza per conoscere la realtà".
- E continua: "Mi pare necessario che tu dimostri l'affermazione dell'esistenza di qualcosa che non può trovare risposta da nessuna parte, neppure nella scienza".
- Queste domande totalmente dialettiche e distaccate sono tipiche dei seguaci di Odifreddi o degli scientisti positivisti.
Occorre dimostrare che la realtà non si spiega da sè? Che l'uomo non ha risposte adeguate ad essa?
Che le domande fondamentali dell'uomo sono le stesse da sempre? Che l'uomo di fronte all'imponenza della realtà e alla sua drammaticità (morte, sofferenza ecc.) è inerme e ha delle domande, delle grida, delle urla senza risposta e a cui non può trovare risposta da nessuna parte?
Si è giunti fino a qui.
Consiglerei a questi freddi dialettici, a proposito, di recarsi in un Pronto Soccorso, fare questa domanda e ascoltare le urla e le grida di senso e significato dei poveri genitori di qualche figlio ormai senza vita...
Oltre alle citazioni di scienziati postate sotto che dimostrano come la scienza non possa rispondere alle domande originali dell'uomo, è lo stesso sviluppo scientifico in continuo avanzamento che dimostra la non risposta alla sete di significato e di conoscenza dell'uomo. Se l'uomo avesse trovato risposta alle sue domande originali la scienza cesserebbe di essere utile. - Ne approfitto però per postare qualche citazione di scienziati famosi che si accorgono dai loro studi di questo Mistero presente nella realtà, a cui la scienza non ha risposta.
L'atea e astrofisica Margherita Hack ha affermato nel suo libro: "La scienza non riesce a dare una risposta totale. Quindi il mistero c'è certamente. Se quando morirò dovessi scoprire che c'è la vita eterna, direi a Dio che ho sbagliato. E forse tutto sommato, sarebbe bello essersi sbagliati. (Dove nascono le stelle, Sperling & Kupfer, Milano 2004, pag. 198).
Albert Einstein (Fisico) era estremamente convinto di questo Mistero insondabile nella realtà, (quasi rispondendo a Il Censore) dice: "Cerchi e penetri con i limiti della nostra mente i segreti della natura e scoprirà che, dietro tutte le discernibili concatenazioni, rimane sempre qualcosa di sottile, di intangibile e inesplicabile. La venerazione per questa forza, al di là di ogni altra cosa che noi possiamo comprendere, è la mia religione. A questo titolo io sono religioso". (Brian, Einstein a life, 1996) (Qui altre citazioni utili) - Anche poeticamente c'è pieno riscontro di questa malinconia, Leopardi su tutti:
"Tu dei sapere che io fino nella prima gioventù, a poche esperienze, fui persuaso e chiaro della vanità della vita, e della stoltezza degli uomini; i quali combattendo continuamente gli uni cogli altri per l'acquisto di piaceri che non dilettano, e di beni che non giovano; sopportando e cagionandosi scambievolmente infinite sollecitudini, e infiniti mali, che affannano e nocciono in effetto; tanto più si allontanano dalla felicità, quanto più la cercano". (Dialogo della Natura e di un Islandese)
E Pasolini: "Manca sempre qualcosa, c’è un vuoto in ogni mio intuire. Ed è volgare questo non essere completo, è volgare, mai fui così volgare come in questa ansia, questo “non avere Cristo". (L’alba meridionale).
- Ribadisco quindi il concetto: nella realtà, nonostante qualsiasi scoperta scientifica, c’è sempre e ci sarà sempre un punto di fuga, un'incomprensione ultima, qualcosa che sempre sfugge e che non può trovare soddisfazione, appoggio, compiutezza, risposta, da nessuna parte.