Durante il secolo XVI avvenne la cosiddetta Rivoluzione scientifica grazie a scoperte e conquiste straordinarie.
Esse furono il culmine di molti secoli di progressi sistematici portati avanti dagli scolastici medioevali e sorrette da un'invenzione del XII secolo prettamente cristiana: l'Università (vedi qui).
Scienza e religione non solo erano compatibili, ma addirittura inseparabili, e la scienza nacque grazie a studiosi cristiani profondamente religiosi (vedi qui).
Cito direttamente da Wikipedia, sotto la voce "Storia della concezione della scienza":
"La scienza moderna poggiò le sue basi da questi modelli (Aristotele, Platone ecc..) e Galilei poneva le dimostrazioni necessarie sullo stesso piano della "sensata esperienza". L'ideale geometrico della scienza dominò il pensiero di Cartesio. Isaac Newton stabilì il concetto descrittivo della scienza contrapponendo il "metodo dell'analisi" al "metodo della sintesi".
Piccola divagazione: su Wikipedia, alla voce "Cenni storici" dell'argomento: Metodo scientifico, vengono casualmente citati solo uomini credenti alla base del suo sviluppo: i filosofi della scolastica medioevale, Leonardo da Vinci, Galileo Galilei, Immanuel Kant, e Albert Einstein. Piccola coincidenza...
La scienza si basa su due elementi: teoria, cioè enunciati astratti, e ricerca, cioè osservazioni relative alle previsioni o ai divieti empirici.
Perciò la vera scienza, come afferma anche un gigante fra gli storici: March Bloch, non è nata in greca poichè la scienza dei greci, si pensi ad esempio ad Aristotele, Democrito, o ad Empedocle, era o completamente empirica o assolutamente non empirica. Ignorava o non implicava effetti osservabili e quindi l'altro elemento fondamentale della scienza.
I greci non furono veri scienziati.
Nonostante questo qualcuno ritiene ancora, erroneamente, che gli antichi greci furono invece primi a sviluppare e concepire la vera e propria scienza.
Effettivamente gli antichi greci sembrarono sul punto di ottenere la scienza (come afferma anche Lucio Russo nel suo libro "La rivoluzione dimenticata").
Ma perchè la quasi totalità degli storici della scienza non la ritiene "vera" scienza? Perchè, ad esempio secondo Bernard Cohen, "gli ellenistici erano interessati a spiegare il mondo naturale solo attraverso principi generali astratti".
(Cohen, La rivoluzione nella scienza, Longanesi 1988)
Alcuni osservavano la natura in modo attento e sistematico, nonostante Socrate considerasse l'empirismo, come le osservazioni astronomiche, una "perdita di tempo", e Platone fosse d'accordo e consigliasse ai suoi studenti di "lasciar perdere i cieli stellati"
(Mason, Storia delle scienze della natura, Feltrinelli 1971, pag. 104)
David Lindberg, grande storico della scienza, afferma: "I greci crearono reti accademiche coordinate, le famose "scuole", ma produssero solamente filosofie antiempiriche, raccolte di fatti ateoretici, mestieri e tecnologie isolati, che non sfociarono mai nella vera scienza"
(Lindberg, The beginning of western science, University of Chicago Press 1992)
"Non si basavano sull'osservazione (elemento fondamentale della scienza), ma sulla pura teorizzazione. La scienza greca non era scienza perchè mancava totalmente di empirismo essendo costituita da una serie di asserzioni astratte (a volte anche corrette) ma che ignoravano o non implicavano effetti osservabili
(Stark, La vittoria della ragione, Lindau 2005, pag. 44).
Due esempi:
Aristotele sebbene elogiato per il suo empirismo, insegnava che la velocità alla quale un oggetto cade a terra è proporzionale al suo peso, e quindi che una pietra che pesa il doppio di un'altra cadrà due volte più velocemente.
(Aristotele, Il cielo, Rusconi Libri 1999)
Se si fosse recato però a una delle vicine scogliere avrebbe constatato la falsità della proposizione.
Empedocle, ritenuto un grande scienziato dell'epoca, affermava che tutta la materia fosse composta da fuoco, aria, acqua e terra.
(March Bloch, La società feudale, Einaudi Torino 1999)
Il sapere greco ristagnò nella propria logica interna. A parte ulteriori sviluppi della geometria accadde molto poco dopo Platone e Aristotele.
I romani assorbirono il mondo greco, abbracciandone gli insegnamenti. Ma l'apporto della cultura greca non fece progredire intellettualmente il mondo romano in modo significativo. E in Oriente accadde lo stesso.
Addirittura lo storico della scienza Harold Dorn, afferma:
"Il sapere greco esclusivamente ateorico fu una barriera per l'ascesa della vera scienza: non permise il progresso del mondo greco, di quello romano, nè del mondo islamico, dove si preservarono e studiarono con attenzione gli insegnamenti greci".
(Harold Dorn, The Geography of science, Hopkins University Press 1998)
La scienza si sviluppò solo nell'Europa cristiana
Tra i tanti, l'Edward Grant, importante storico e filosofo della scienza, sostiene: la scienza vera si sviluppò solo una volta: in Europa, nell'Europa cristiana.
Ad esempio, la Cina, il mondo islamico, l'India, l'antica Grecia e l'antica Roma avevano un'alchimia molto avanzata, ma in Europa l'alchimia si evolvette in chimica.
Molte società svilupparono elaborati sistemi di astrologia, ma solo in Europa l'astrologia condusse all'astronomia. Perchè?
Ci risponde nel 1925 Alfred North Whitehead:
"La scienza ebbe origine in Europa a causa della diffusa fede nelle sue possibilità, essa è un derivato della teologia medievale. Non può provenire che dalla concezione medioevale, la quale insisteva sulla razionalità di Dio".
(Whitehead, La scienza e il mondo moderno, Bollati Boringhieri, Torino 2001, pag.30)
Il grande matematico e filosofo sapeva bene che la teologia cristiana era stata un elemento di fondamentale importanza per lo sviluppo della scienza in Occidente.
Termina quindi dicendo:
"Le immagini di divinità rintracciabili nelle altre religioni, in particolar modo in Asia, erano e sono troppo impersonali e irrazionali per poter incoraggiare la scienza. Mancava quella fiducia che proviene dall'idea dela razionalità intelligibile di un essere personale, propria del cristianesimo".
(Whitehead, La scienza e il mondo moderno, Bollati Boringhieri, Torino 2001, pag.31)
Infatti la maggior parte delle religioni non cristiane non presuppone una creazione: l'universo è eterno e ciclico, senza principio e scopo. Non essendo creato nn ha un creatore.
Gli scolastici erano in grado di contestare il sapere greco e svilupparono la scienza proprio in esplicita opposizione ad Aristotele e agli altri autori classici.
Lo sviluppo della scienza non risultò come prolungamento del sapere classico. Fu la naturale conseguenza della dottrina cristiana: per amare Dio è necessario conoscere e apprezzare a fondo le meraviglie del Suo operato. Essendo Dio perfetto, Ottimo e Massimo Artefice (come lo chiama Copernico, vedi qui), il suo creato funziona secondo principi immutabili che secondo questi scienziati potrebbe essere possibile scoprire attraverso la ragione e l'osservazione atronomica.
La scienza nasce come "serva" della teologia: è esattamente così che percepivano se stessi coloro che presero parte alle grandi conquiste del XVI e XVII secolo, come qualcuno che persegue i segreti della creazione.
"Per Newton, Keplero e Galileo la creazione era un libro che andava letto e compreso".
(Jeffrey, Refernce and Recognition in Medieval Thought, University of Ottawa Press, pag.14).
Nel XVI secolo Cartesio, genio scientifico francese e uomo credente, giustificò la sua ricerca sulle "leggi" naturali sul fatto che tali leggi dovessero esistere perchè Dio era perfetto, e agiva "nel modo più costante e immutabile possibile, tranne nelle rare eccezioni dei miracoli"
(Cartesio, Ouevres, Libro 8, cap. 61)
La cosa paradossale è che gli atei moderni, i cosiddetti atei scientisti, vivono nella speranza e nella fede di poter un giorno dimostrare l'inesistenza di Dio e smentire chi crede basandosi sulla scienza. Compatendoli, ho voluto ricordare a loro che senza l'ingegno e la fede di quei credenti non ci sarebbe stata neanche la scienza moderna.
Per verifiche e approfondimenti:
Peter Hodgson, uno dei tanti scienziati per cui il cristianesimo ha posto le basi "necessarie per lo sviluppo della scienza" - Il sussidiario.
La vittoria della ragione, Rodney Stark, Lindau 2005 pag. 35-40
Scienza, Enciclopedia Treccani
Le origini medioevali della scienza moderna, Edward Grant, Einaudi 2001.
La rivoluzione della scienza, Bernard Cohen, Longanesi 1998.
Science and Creation, Stanley Jaki, Scottish Accademic Pres 1986
La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Thomas Kuhn, Einaudi 1978