giovedì 29 ottobre 2009

Dalla Ragione alla Fede

Quinto punto.

I primi quattro punti descrivono l'area fin cui la ragione umana può spingersi, cioè fino al riconoscimento della presenza del Mistero, nella realtà.

Nel post precedente: (vedi qui) abbiamo detto che, di fronte all'incompresnisbilità della realtà, l'unica posizione adeguata della ragione è l'umiltà. Lo dice anche Einstein:"La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito immensamente superiore che si rivela in quel poco che noi possiamo comprendere della realtà, davanti alla quale la persona riflessiva deve sentirsi pervasa da un profondo senso di umiltà" (Pensieri di un uomo curioso, Mondadori '97).
L'umiltà della ragione consiste nel domandare, chiedere a questo mistero affinchè si riveli lui all'uomo. Si chiama: categoria della possibilità, cioè possibilità che il Mistero decida di rivelarsi. L'uomo con le sue forze arriva fino a questo punto: in attesa continua che questo ignoto mistero si riveli.

  1. L'uomo di tutti i tempi ha cercato di mettersi in comunicazione con questo mistero.
    Per questo sono nate le religioni (pensiamo al Buddismo, all'Induismo, all'Islam ecc..): tentativi, iniziative dell'uomo di creare un ponte, un contatto con Lui.

  2. Ma questo mistero si è mai fatto realmente conoscere all'uomo intervenendo nella storia del mondo?
    E' inevitabile a questo punto andare a vedere cosa accadde di così potente 2009 anni fa, da diventare il momento in cui si cominciò a contare il trascorrere dei secoli: un uomo, per la prima e unica volta nella storia, ha detto: "Io sono la via, la verità e la vita".
    Antony Flew (ex padrino dell'ateismo moderno), dopo la sua conversione disse: "Certamente la figura carismatica di Gesù è così speciale che è sensato prendere in seria considerazione l’annuncio che lo riguarda. Se Dio si è davvero rivelato è plausibile che lo abbia fatto con quel volto".(There is a God, 2004).
    E Albert Einstein alla domanda: "Accetta il Gesù storico?", rispose: "Senza dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità pulsa ad ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita". (A.Einstein, "The Saturday Evening Post", 26.10.1929).
    Ho già scritto sulla certezza storica di Gesù e dei Vangeli e del perchè sia irragionevole non fidarsi. (Vedi qui


  3. Come nasce, allora, la fede dalla ragione?
    I primi uomini ad averlo conosciuto vivevano questa incompiutezza della ragione come tutti gli altri uomini della storia, ma incontrando Gesù poterono finalmente dare un nome a questo Mistero tanto cercato da sempre e le grandi domande dell'uomo trovarono in Lui risposta. Arrivarono a dire: "Tu solo hai parole che spiegano la vita. Se non devo credere a te, non posso più credere ai miei occhi" (Gv, 6-68).. Decisero così di incontrare altri uomini per raccontare cosa era accaduto, i quali si fidarono ragionevolmente di loro ed a vivere da cristiani, e via via i testimoni si moltiplicarono nella storia (Benedetto da Norcia, Agostino d'Ippona, Francesco d'Assisi, Caterina da Siena, Carlo Borromeo, Giovanni Bosco, Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II e tutti gli altri miliardi di uomini), fino ad arrivare ai giorni nostri.
    La fede è questo: conoscenza di una cosa attraverso un testimone affidabile. Tutta la cultura umana si basa su questo metodo.

  4. Il Cristianesimo non nasce come le altre religioni, non è un tentativo dell'uomo verso Dio, ma bensì il contrario: nasce da un avvenimento, un fatto che si è sviluppato fino ad ora: ad un certo punto della storia è avvenuto che Dio stesso predesse l'iniziativa per farsi conoscere. La fede in Dio, quindi, non nasce come sentimento o sforzo, ma dall'incontro con quell'umanità eccezionale che risponde al nome di Gesù.


Nel prossimo e ultimo passaggio (vedi qui), vedremo più da vicino cos'è la fede e perchè la fede è razionale, cioè perchè e quando è il fidarsi è pienamente ragionevole.