Dopo il Sinodo sulla famiglia del 2014 e del 2015, è stata pubblicata in questi giorni l’esortazione post-sinodale intitolata Amoris Laetitia, firmata da Papa Francesco, il quale ha studiato le conclusioni a cui sono giunti i padri sinodali e ha sintetizzato ed elaborato un lungo e dettagliato testo, pregno di profonde riflessioni e spunti interessanti, in cui si esplicita la dottrina cattolica sul matrimonio, sulla famiglia e sulla sessualità.
Da due anni gli scatenati antibergogliani hanno viziato l’aria profetizzando che dopo il Sinodo sarebbe “venuto giù tutto”, annunciando la legittimazione delle unioni omosessuali, del divorzio e la distruzione della sacramentalità del matrimonio con l’introduzione della comunione ai divorziati risposati. Significativa la scelta del vaticanista Marco Tosatti, non certo un progressista, di titolare così il suo articolo: “Molto rumore per nulla, o quasi?”. Perché «Sui temi scottanti che hanno appassionato giornali e monsignori negli ultimi due Sinodi, l’esortazione post-sinodale ha in buona sostanza lasciato le cose come stavano prima del clamore della battaglia». In particolare, è stata «abbandonata quella volontà di creare norme generali a favore dell’inclusione che hanno caratterizzato la prima parte del dibattito, in particolare da parte di alcune conferenze episcopali europee, e di alcuni teologi, come il card. Kasper».
E’ un’esortazione che infatti ha trovato il plauso anche dal mondo definito mediaticamente “tradizionalista”. L’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, ha commentato ad esempio: «L’unica vera rivoluzione che si può scorgere tra le pagine dell’esortazione è la rivoluzione della tenerezza che rappresenta non solo una delle categorie di questo pontificato, ma anche uno dei simboli con cui guardare la famiglia attraverso questo documento». E, in un’altra occasione: «ancora una volta la Chiesa sotto l’ispirazione dello Spirito Santo...
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