giovedì 20 gennaio 2011

Ecco cosa è emerso dai documenti sul Vaticano filtrati da WikiLeaks

Ciò che emerge nettamente dai documenti sul Vaticano redatti dai diplomatici americani e filtrati da WikiLeaks è l'opera diplomatica, umanitaria e caritativa della Chiesa cattolica. Ne parla a Zenit.it Matteo Luigi Napolitano, professore associato di Storia delle Relazioni Internazionali all'Università "G. Marconi" di Roma e delegato internazionale del Pontificio Comitato di Scienze Storiche per i problemi di Storia Contemporanea. Riportiamo alcune riflessioni: «I diplomatici americani notano più volte che il Vaticano è per lo sviluppo del Terzo Mondo e che vuole la cancellazione del debito per i Paesi poveri; il Papa, per gli americani, è sicuramente "il leader più ampiamente riconosciuto a livello mondiale, insieme al Presidente degli Stati Uniti". I documenti ci dicono che l’attenzione della Santa Sede per il Medio Oriente è costante: anche se la sua politica non combacia con quella del Presidente Bush. Con l’Amministrazione repubblicana vi è disaccordo anche sulla guerra in Iraq. Colpisce poi quello quel che si legge sulla Cina: "La Santa Sede ha eccellenti fonti di informazione sui dissidenti, sui diritti umani, sulla libertà religiosa e sul controllo governativo sulla popolazione". In India, leggiamo nelle carte, "il Vaticano, i vescovi locali […] e varie organizzazioni missionarie sono e continueranno a essere osservatori attenti degli abusi sui diritti umani". Gli americani sanno anche che "la Chiesa è a Cuba l’unica maggiore istituzione indipendente dal governo". Il Vaticano combatte il traffico di esseri umani ed è contro la pena di morte. La diplomazia vaticana è impegnata a combattere il turismo sessuale, soprattutto quello a danno dei minori, negli aiuti ai Paesi più poveri, nella riforma del sistema degli aiuti umanitari, nella condanna dell’antisemitismo». Dai documenti, continua Napolitano, emerge che i diplomatici americani informano il Presidente Obama del fatto che «"il Vaticano è secondo solo agli Stati Uniti nel numero di Paesi con cui intrattiene relazioni diplomatiche (188 e 177 rispettivamente)", Benedetto XVI, scrivono da Washington, "gode del rispetto anche dei non cattolici", ed è "un megafono morale che non ha confronti"».




   

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