In un'intervista recente su The Atlantic, Christopher Hitchens ha parlato della sua malattia terminale e della prospettiva di una morte dolorosa (dopo anni di vomito contro la Chiesa, Madre Teresa di Calcutta e le religioni). Il noto giornalista Brendan Patrick Keane, ha però concluso sull'Irish Central, che «Hitchens in fondo non è realmente un ateo». La questione ha sollevato un vespaio enorme nelle cricche antireligiose internazionali, impaurite che qualcuno potesse screditare il pensiero di uno dei loro leader religiosi (basta scrivere il nome del giornalista su google per verificarlo di persona). Ma Keane continua: «Il suo agnosticismo spesso sembra annullare Dio, ma certamente non è in grado di farlo. Lui si limita solo ad annullare la legittimità di un portavoce del divino. Inoltre in questa intervista egli amette la possibilità di un motore primo. L'ateismo è una posizione troppo sicura per Hitchens, autore del libro male intitolato male "Dio non è grande". Nell'intervista è palese che lui è incerto».
Il giornalista si sofferma poi sul titolo e gli argomenti trattati nel libro citato, e dice: «Quando si dichiara Dio "non grande" è equivalente al guardare la vita come un bicchiere mezzo vuoto. Semplicemente non si hanno dati sufficienti per dire altro. Inoltre, se Dio esiste, se questo Motore primo c'è veramente, allora coincide col tutto. E il tutto è più grande della testa di Hitchens. Come può allora lui sapere se è Egli è grande o meno? Se Hitchens non può conoscere tutto, allora non può essere certo che la simmetria della natura vieti un'intelligenza all'origine».
D'altraparte anche l'altro santone dell'ateismo, il suo socio Richard Dawkins, è stato molto ambiguo nel cuore del suo libro più famoso: L'illusione di Dio. Egli dichiara infatti a pag. 157: «I miei amici teologi sono tornati più volte sul punto che è più sensato postulare l'esistenza di qualcosa anziché del nulla. Ci deve essere stata una causa prima di tutto [cioè, ad esempio delle leggi che lo regolano che prima non c'erano e ora ci sono]. Si, ho risposto, ma questo qualcosa dev'essere stato semplice e quindi comunque, Dio non è il termine giusto». Dawkins gioca sui termini, sulle definizioni, sviando velocemente sulla sua ammissione. Eppure l'ateismo puro nega ogni ammissione, ogni forza iniziale ed immanente, ogni volontà o entità superiore, ogni causa intelligente.
Ancora una volta si dimostra che gli ateisti moderni sono in realtà anti-teisti, cioè contro Dio e contro chi vi crede. Ma l'essere contro a qualcosa, come si vede, significa implicitamente ammetterne l'esistenza.
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Il giornalista si sofferma poi sul titolo e gli argomenti trattati nel libro citato, e dice: «Quando si dichiara Dio "non grande" è equivalente al guardare la vita come un bicchiere mezzo vuoto. Semplicemente non si hanno dati sufficienti per dire altro. Inoltre, se Dio esiste, se questo Motore primo c'è veramente, allora coincide col tutto. E il tutto è più grande della testa di Hitchens. Come può allora lui sapere se è Egli è grande o meno? Se Hitchens non può conoscere tutto, allora non può essere certo che la simmetria della natura vieti un'intelligenza all'origine».
D'altraparte anche l'altro santone dell'ateismo, il suo socio Richard Dawkins, è stato molto ambiguo nel cuore del suo libro più famoso: L'illusione di Dio. Egli dichiara infatti a pag. 157: «I miei amici teologi sono tornati più volte sul punto che è più sensato postulare l'esistenza di qualcosa anziché del nulla. Ci deve essere stata una causa prima di tutto [cioè, ad esempio delle leggi che lo regolano che prima non c'erano e ora ci sono]. Si, ho risposto, ma questo qualcosa dev'essere stato semplice e quindi comunque, Dio non è il termine giusto». Dawkins gioca sui termini, sulle definizioni, sviando velocemente sulla sua ammissione. Eppure l'ateismo puro nega ogni ammissione, ogni forza iniziale ed immanente, ogni volontà o entità superiore, ogni causa intelligente.
Ancora una volta si dimostra che gli ateisti moderni sono in realtà anti-teisti, cioè contro Dio e contro chi vi crede. Ma l'essere contro a qualcosa, come si vede, significa implicitamente ammetterne l'esistenza.
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