mercoledì 25 novembre 2009

Risposte: famosi credenti

Ringrazio per i commenti positivi ricevuti e mi concentro esclusivamente su quelli negativi. L'articolo di riferimento è:
Famosi credenti.

  • Ilfinegiustificaimezzi mi scrive:
    "Guardi che la lista dell'UAAR non è un modo per fare "a chi ce l'ha più lungo". Significa soltanto che credere in Dio non è indispensabile per raggiungere risultati rimarchevoli. E cito testualmente: "[questa lista] Vuole solo dimostrare che non è necessario avere una fede per realizzare grandi cose nella vita."

    1. Si informi su come questa lista è promossa sui vari blog...sembra di assistere è una collezione di figurine.
      La lista vorrebbe dimostrare che non è necessario credere in Dio per raggiungere risultati rimarchevoli.
      Mi può elencare i risultati rimarchevoli ottenuti da Richard Dawkins, Claudio Amendola, Paolo Bonolis, Monica Bellucci, Claudio Bisio, Asia Carrera, Claudio Villa ecc..??
      L'aver inserito questi nomi (e molti altri ancora) rivela il vero motivo della lista, che ritroviamo nelle motivazioni dello sbattezzo: la solita ossessione dell'auditel, di cui ho già parlato con lei.
      Inoltre i massacri e i genocidi compiuti da personaggi come Mussoli, Pol Pot o Stalin (orgogliosamente inseriti nella lista), sarebbero risultati rimarchevoli?
      Infine le chiedo: guardando la mia lista, ritiene una coincidenza che i più grandi (nel senso vero del termine) e benefattori della storia siano tutti credenti?

  • Risponde così:"Non so quali blog fanno collezione di figurine, ma prendo la cosa per buona"

    1. Cioè vuole sostenere che si fida di me senza che io abbia portato una dimostrazione scientifica?
      Ma gli atei mica non compiono atti di fede? Allora siete creduloni irrazionali anche voi eh?!

  • "Le capacità e l'intelligenza di un individuo prescindono dal credere o no.

    1. Finalmente una affermazione interessante e non la solita dialettica sciocca a cui mi ha abituato.

      Allora, come mai Galileo o Pasteur (e tanti altri) hanno affermato che è stata proprio la loro fede ad aiutarli nelle scoperte scientifiche?
      Rispondo io alla domanda a cui lei, ovviamente, non sa rispondere. La fede, cioè il rapporto con quell'Uomo, qui e ora, pone nell'uomo un'intelligenza, non superiore, ma diversa da chi non crede. In che senso diversa? Un'intelligenza che permette di rendere conto della realtà secondo tutti i suoi fattori, fino alle domande profonde ed inestirpabili del nostro io.
      Partire da qualcosa che c'è, da una Presenza, anche per lo scienziato, è totalmente diverso che partire da un un vuoto, da un'assenza, da un'irrazionalità ultima della vita, che chi si professa ateo non può non sperimentare.

      Questa è la risposta che lei non sa dare alla mia domanda del perchè i maggiori benefattori e rivoluzionari della storia siano tutti credenti. Non sa rispondermi perchè dire che è solo una coincidenza è evidentemente irrazionale, cioè non tiene conto della questione nella sua interezza ed eccezionalità.

      Le rimane solo da sostenere (come ha già provato a fare il suo amico Dawkins parendo una zitella isterica) che Eulero o Newton non erano realmente credenti, che Mendel, in realtà, fosse stato costretto ad entrare in convento ecc..(spero che lei sappia di chi sto parlando).

      Leggendo poi velocemente la lista della UAAR mi è venuto in mente che molte delle persone elencate sono morte suicide (magari lo dimostrerò più avanti), ma forse anche questa è una pazzesca coincidenza...è sempre più evidente come gli atei non siano coloro che non credono a niente, ma quelli che credono a tutto.

      Ho tolto Magdi Allam come da lei giustamente consigliato, anche se il gesto plateale di abbandono dell'Islamismo è un gesto, oggi, dal valore culturale enorme. Potrebbe essere paragonato, indietro nel tempo, ad un distacco pubblico di un militare tedesco dal nazismo, prendendo le difese degli ebrei. E poi solo il fatto che sappia usare la ragione in modo più razionale di quell'5% della popolazione mondiale che si ritiene atea, è già rimarchevole, non trova?

  • Conclude i suoi interventi dicendo:"Postulare un Creatore significa abiurare al compito di comprendere, perché si ipotizza una bacchetta magica all'inizio di tutto, dimenticando che bisognerebbe anche spiegare da dove salta fuori, la magia"

    1. Riconoscendo Dio non si rinuncia a comprendere, anzi si è stimolati ancor di più ad approfondire la conoscenza.
      E' proprio l'opposto: se non si riconosce la grande Magia dell'universo, la traccia di un Creatore, allora nulla ha senso.
      A questo punto che vale affannarsi tanto per conoscere i particolari di una cosa che non ha significato, non ha senso? Si finisce inevitabilmente nel nichilismo di Margherita Hack.

      Ma le risponderà Albert Einstein meglio di me:
      "Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo come a un miracolo o a un eterno mistero? Qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli".(A. Einstein, Lettera a Maurice Solovine, GauthierVillars, Parigi 1956 p.102).

      O ancora: "La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio".
      (Einstein: His Life and Universe, Simon e Schuster, pag. 27)

      Infine: "La mia religiosità consiste in un’umile ammirazione di quello Spirito immensamente superiore che si rivela in quel poco che noi, con il nostro intelletto debole e transitorio, possiamo comprendere della realtà. Voglio sapere come Dio creò questo mondo. Voglio conoscere i suoi pensieri; in quanto al resto, sono solo dettagli".
      (Einstein: Pensieri di un uomo curioso, Mondadori '97).

      E' proprio l'idea del Mistero, della Magia (come la chiama a lei) a far progredire la scienza. "Chi non ammette l’insondabile mistero non può essere neanche uno scienziato".
      (Einstein, Francesco Severi, Dalla scienza alla fede, Edizioni Pro Civitate Christiana, Assisi 1959, pag. 103)

  • Risponde citando alcune affermazioni di Einstein (di data precedente a quelle postate da me) in cui il grande scienziato dice: "Dio non è nient'altro che l'espressione e il prodotto delle debolezze umane". E poi: "L'idea di un Dio personale è un concetto antropologico che non sono capace di prendere seriamente." E infine:"Per me la religione ebraica, così come tutte la altre religioni, è una incarnzazione delle più infantili superstizioni".

    1. Vede che fa sempre confusione?
      Innanzitutto apparentemente sembra volersi contraddire con se stesso (legga sopra). Una domanda. Sa qual'è la differenza tra credo confessionale e aconfessionale? Credo di no.
      Nessuno ha affermato che Einstein fosse un papaboy o un ebreo fervente. Lui, se legge bene queste lettere, intende di non credere assolutamente ad un Dio personale, come quello cristiano-cattolico (questo dipende dalla storia di ognuno), men che meno in una religione. Ma questo non vuol dire non riconoscere quel Mistero (che lui chiama Dio, legga più sopra) che ha sempre notato nei suoi studi sulla realtà. E' confermato anche dal suo grande amico, il matematico Francesco Severi (come non sa chi è Severi?? Legga qui).
      Si legga il suo libro. Comunque, la testimonianza di Eistein, è uno dei segni più evidenti che per riconoscere Dio non serve la fede, ma basta la ragione e la scienza. Con la ragione lo si riconosce e con fede lo si conosce (se le venissero ancora dubbi, oltre a leggersi il libro già menzionato, legga qualche riga di questo articolo (clicca qui).

      Stia bene e a presto!