sabato 7 novembre 2009

Le ragioni del Crocifisso.

«Quando la vita non ha senso come può averne uno l’insegnamento?» (Vergely)

Ho letto in questi giorni (vedi il Corriere della Sera del 5 Novembre 2009)e ho sentito dal TG5 che tantissime scuole, in risposta alla sentenza della Corte Europea contro i crocifissi nelle aule scolastiche, statali e quindi pubbliche, ne stanno in quantità industriale e stanno appendendoli in ogni aula sprovvista (in Italia e all'estero).
Alcuni esempi: (vedi qui),(vedi qui),(vedi qui), (vedi qui), e moltissimi sindaci stanno prendendo provvedimenti legali (vedi qui)
Queste sono le conseguenze delle campagne atee e laiciste.
Ma ne parleremo alla fine dell'articolo.

Le ragioni del Crocifisso nelle aule scolastiche.

  • Il crocifisso è il simbolo dell'identità storica e culturale Italiana ed Europea.
    Questo è un giudizio condiviso da tutti: dagli storici attuali che in questi giorni stanno ricordando come la nascita di quell'Uomo sia stata tanto decisiva da segnare l'inizio da cui iniziare a contare lo scorrere dei secoli, agli storici del passato come Benedetto Croce (non proprio un cattolico):

    1. "Il cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta: così grande, così profonda, così feconda di conseguenze, così inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che non meraviglia che possa ancora apparire come un miracolo, un diretto intervento di Dio nelle cose umane. Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana, in relazione di dipendenza da lei, a cui spetta il primato perché l’impulso originario fu e perdura il suo".
      (Dialogo su Dio: Carteggio, 1941-1952)
  • .
    Perfino i grandi atei lo testimoniano, un esempio è il grande filosofo Paul Louis Chouchoud che, volendo sferrare il suo attacco al cristianesimo, disse:

    1. "La storia dell’Occidente, dall’impero Romano in poi, si ordina intorno a un fatto centrale, a un evento generatore: la rappresentazione collettiva di Gesù e della sua morte. Il resto è uscito di là o si è adattato a ciò. Tutto ciò che è stato fatto in Occidente durante tanti secoli si è fatto all’ombra gigantesca della croce" (Le mystere de Jesus, Rieder e Cie. Éditeurs, Paris 1924).

    Recentemente, poi, mi hanno colpito due testimonianze, la prima è di Gianfranco Fini , che afferma: "Mi auguro fin d'ora che la sentenza della Corte Europea di togliere i crocifissi dalle scuole, non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del cristianesimo nella società e nell'identità italiana".
    L'altra è quella del gran denigratore di Marco Travaglio che ammette pubblicamente: (vedi qui).

    Togliere dalle aule scolastiche vuol dire far perdere perdere di vista ai giovani uomini il simbolo della cultura e tradizione del paese. Questo è nocivo sia per gli studenti italiani, sia per quelli stranieri da noi ospitati.

  • Il crocifisso ricorda a tutti i grandi valori di bontà, fratellanza, giustizia e carità.
    Il Cristianesimo ha dato dignità all'uomo abolendo la schiavitù (vedi qui), valorizzando per la prima volta le donne, proteggendo legalmente i bambini, fondando gli ospedali, le univeristà (vedi qui) ecc..., inoltre la convivenza pacifica fra gli uomini non può fare a meno dei valori cristiani, identificati da sempre nella croce di Gesù.
    Lo afferma, uno fra i mille esempi, l'atea astrofisica Margherita Hack:

    1. "Gesù è stato certamente la maggior personalità della storia. Il suo insegnamento, se è resistito per 2000 anni, significa che aveva davvero qualcosa di eccezionale: ha trasmesso valori che sono essenziali anche per un non credente".
      (Hack, Dove nascono le stelle, Sperling e Kupfer, Milano 2004, pag. 198).

  • Toglierlo dalle aule scolastiche significa far perdere di vista ai giovani uomini la chiave per una convivenza civile, laica e pacifica.

  • La nascita, la morte e la resurrezione di Cristo pongono, per chi lo riconosce, la certezza della speranza tra la disperazione umana.
    L'uomo che non riconosce un significato della vita è inevitabilmente disperato, cioè senza speranza.
    La morte, infatti, è l'unica certezza, come diceva il grande filosofo Kierkegaard, di questa vita senza senso.
    Anche Martin Heidegger lo testimonia: "Tutta la vita, ogni vita è un “anticipo” della morte. Appena nati siamo già abbastanza vecchi per morire.
    (Sein und Zeit, I° edizione 1927, Halle, Germania).
    Che senso ha, allora, far nascere un figlio per buttarlo in questa commedia senza senso, in questa "favola raccontata da un'idiota in un accesso di furore" (Shakespeare), che è la vita? Oppure, si chiede il filosofo francese Vergely, «Quando la vita non ha senso come può averne uno l’insegnamento?».

    A che vale andare a scuola, insegnare, imparare per anni e anni la storia, le scienze, la matematica se in fondo tutto ha una data di scadenza?
    Bene, la resurrezione storica di Cristo, conseguenza della Sua croce, ribalta tutto perchè testimonia che la vita finalmente ha un senso e la morte non è l'ultima parola su di essa. Anche la cultura, l'insegnamento scolastico ha così un senso ultimo, quello di facilitare la conoscenza della Verità rivelata nella realtà e diventare così esperienza critica per ognuno.

    Togliere il crocifisso dalle aule scolastiche vuol dire dimenticare per i giovani e grandi uomini (gli insegnanti) il perchè ha un senso educare ed essere educati. Forse per questi motivi le scuole stanno acquistando nuovi crocifissi?


  • Il fallimento degli atei
    Per questi motivi, in una società che ha memoria del suo passato, queste campagne atee, capricciose e laiciste non troveranno mai terreno per attecchire.
    Innanzitutto perchè chi le promuove non sono gli atei, che dovrebbero fregarsene di Dio e dei crocifissi e magari riconoscere e beneficiare esclusivamente dei valori sociali che essi portano. All'origine di queste iniziative ci sono i dogmatici infervorati, non gli atei. (vedi qui per chiarimenti)

    Esempio del fallimento delle loro iniziative è la campagna con le scritte: "Dio non esiste godetevi la vita", apparsa su qualche cartellone pubblicitario a Genova (e in alte città Europee).
    Il risultato? A causa di questo immotivato e disperato orgolio ateo (anzi non ateo, ma invasato), moltissime persone non credenti o poco credenti hanno ripreso in considerazione la razionalità della fede. Anche perché, sentirsi dire da questi dogmatici, che passano la vita in continua speculazione antimetafisica e guerra anticattolica, di gustarsi la vita perché Dio non esiste, è abbastanza ridicolo.

    Un altro esempio? La fallimentare collana di libri contro Dio scritti dal celebre e famoso polemista (e non certo famoso per il suo lavoro di biologo) Richard Dawkins, come: "L'illusione di Dio", "Il cappellano del diavolo" ecc... Il risultato?
    Leggiamo il titolo del Corriere della sera (7/11(08):(vedi qui) e in un altro: "Il sacerdote del’ateismo: ho fallito". L'articolo rilancia le dichiarazioni al Guardian del famoso ateo militante Richard Dawkins. Il professore di Oxford, sconsolato, vede “una maggiore influenza della religione”. I libri hanno venduto un mare di copie, con “lo scopo dichiarato di ‘convertire’ i lettori all' ateismo”, e ora, a consuntivo, Dawkins “ammette di aver fallito”.
    Qualcuno ritiene addirittura che abbia finito per portare acqua al mulino dei “nemici”.

Infine, pubblico l'articolo dell'atea Natalia Ginzburg, pubblicato sull'Unità nel 1988:

Non togliete quel Crocefisso
"Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. La ricoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo smettere di dire così?

Il crocifisso è simbolo del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.

Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo.

Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini.

Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente.

Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto.

Il crocifisso fa parte della storia del mondo"
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(Ginzburg, Unità del 22 marzo 1988)

Conclusione
Oltre a segnalare il giudizio di Comunione e Liberazione rispetto alla decisione della Corte Europea (vedi qui), sicuramente più valido del mio, concludo dicendo che a me sembra che tutto questo gran daffare per negare o eliminare Dio (per un buonismo e una finta tolleranza) non porti altro che a far parlare di Lui e della fede. Questo è un bene perchè più l'uomo si paragona con se stesso, con Dio, con la fede, e con gli altri e più inevitabilmente scopre le grandi esigenze che lo costituiscono e le ragioni per cui la fede è pienamente corrispondente ad esse e quindi è assolutamente razionale.

Per approfondimenti
Non togliete quel crocefisso - Natalia Ginzburg, 22/03/1988