giovedì 22 ottobre 2009

La preghiera: unica posizione adeguata della Ragione

Quarto punto.

Piccolo riassunto dei primi tre punti.

1) La ragione è lo strumento che permette all'uomo di avere coscienza della realtà secondo la totalità dei suoi fattori. Totalità significa che l'uomo non può non accorgersi di quel fattore della realtà che abbiamo descritto come "Mistero.
2) Il Mistero lo si percepisce dalla malinconia costante dell'uomo dovuta dal fatto che la ragione percepisce qualcosa nella realtà che non è contabile, numerabile, ma è qualcosa di oltre, che sempre sfugge al tentativo di possesso dell'uomo.
3) La ragione di fronte a questa intuizione può prendere tre posizioni: può mentire, dicendo: "Non c'è nessuno Mistero". Può dire: "E' vero che c'è, però è un inganno della natura". Oppure essere presuntuosa: "Si, si, però fra cento anni sapremo tutto....".
4) Perchè queste tre posizioni sono errate? Perchè non sanno dare una ragione adeguata, ora, adesso, alla realtà.
Nessuna di queste tre posizioni permette all'uomo di essere libero, di non essere ultimamente disperato. Perchè? Perchè senza un significato riconosciuto del vivere l'uomo è in balia di tutto e ultimamente disperato, cioè senza speranza.

Qual'è allora l'unica posizione che la ragione può assumere di fronte al Mistero?
  1. La vita è destinata ad essere un grande inganno:una sproporzione tragica tra la grandezza del desiderio dell'uomo e la cinicità della realtà che non permette di essere conosciuta, e dall'altra parte,la vastità del creato, l'imponenza della realtà, si scontra con la minuta piccolezza, l'effimera banalità dell'uomo.
    Questo l'ha capito bene Leopardi quando diceva: "Natura umana, or come, se frale in tutto e vile [cioè, se sei così fragile e ignobile, effimera], se polve ed ombra sei, tant'alto senti? [se sei destinata ad essere polvere, perchè hai questi desideri enormi?]. Misterio eterno dell'esser nostro".
    (Sopra il ritratto di una bella donna scolpito nel monumento sepolcrale della medesima).

  2. L'ultimo gesto razionale (cioè corrispondente a tutti i fattori della realtà) che rimane all'uomo di fronte all'incomprensibilità della realtà, non è far finta che non ci sia il mistero, oppure pretendere di conoscerlo, ma è la mendicanza, la domanda, la preghiera a questo mistero che si faccia conoscere.
    La mendicanza è la posizione dell'Innominato del Manzoni: "Quello che tu sei, chiunque tu sia, qualcunque cosa tu sia, rivelati a me" (Promessi sposi, cap XXIII).

  3. La ragione mendicando, assume la posizione della categoria della possibilità: cioè, l'unico modo per conoscere questo Mistero è che Lui si sveli, si faccia conoscere all'uomo, perchè la ragione umana non è in grado di farlo.

  4. Ma quando uno domanda, quando uno chiede, non lo fa al nulla, al vento, al vuoto o ad un muro, ma è sempre verso un tu, è verso qualcuno che possa dargli risposta.
    La domanda presente nell'uomo c'è, grida, perchè è stata messa da un Altro che può rispondervi.

Il Papa ha affermato l'1 dicembre 2009: "Il vero teologo è colui che non cede alla tentazione di misurare con la propria intelligenza il mistero di Dio, spesso svuotando di senso la figura di Cristo, ma è colui che è cosciente della propria limitatezza".
Ecco, la ragione umana arriva fino a riconoscere la presenza di questo altro, di questo mistero. Questo è l'apice della conoscenza dell'uomo. Oltre essa non può andare, non deve cedere alla tentazione di misurare. L'unico modo per conoscerlo è che questo Mistero si faccia realmente conoscere all'uomo.
Questo sarà il tema del punto quinto.