
Ecco, questa è la posizione ideale del cristiano e ci aiuta a capire l’invito di Gesù a “tornare come bambini” per entrare nel Regno dei Cieli. Quello evangelico non è un richiamo alla ingenua infantilità, ma al vivere con lo stupore negli occhi -lo stesso dei bambini-, e come loro sentirsi costantementebisognosi dell’abbraccio del Padre. Condividiamo qui sotto la (laica) riflessione di Recalcati.
di Massimo Recalcati*
*dalla prefazione di “Maestra, ma che ne sarà di me?” (Grantorino 2015)
I bambini non sono minorati che necessitano di un padrone che li guidi, ma soggetti di parola, inventori di teorie, sognatori, incarnazioni viventi della speranza. È questo il ritratto che di loro ci offre il bel libro di Angela Maria Borello, direttrice didattica di una Scuola d’infanzia di Torino. Il lettore che lo incontrerà farà una esperienza nuova. […] La parola dei bambini trova la sua matrice prima nel grido. Lo sappiamo: la vita viene alla vita attraverso il grido. Il piccolo dell’uomo è sempre, all’inizio della vita, un grido, solo un grido....
http://www.uccronline.it/2015/12/06/sapere-che-non-bastiamo-a-noi-stessi-ecco-cosa-ci-insegnano-i-bambini/