martedì 12 ottobre 2010

Milano: boom di iscritti alla scuola di Bibbia.


La notizia di 12.000 individui che - solo a Milano - dedicano il loro tempo libero alla conoscenza della Bibbia, fa girare la testa anche al più perverso teorico della secolarizzazione. Lo storico e giornalista Giordano Bruno Guerri scrive su Il Giornale: «Ci sono cenni palesi, oltre quanto accade a Milano, di ritorno all’origine della nostra tradizione religiosa, alla ricerca delle radici del cristianesimo, che affondano proprio nel Vecchio Testamento per germinare in quello Nuovo, nei Vangeli». In un altro articolo, sempre su Il Giornale, Alessandra Pasotti riporta: «1.600 iscritti alla facoltà di Scienze religiose e 12mila persone iscritte a oltre centro Gruppi di ascolto della Parola e alla Scuola biblica che si riuniscono la sera per confrontarsi sulle sacre Scritture». Ai corsi ci sono catechisti, avvocati che una volta la settimana, usciti dallo studio, dedicano un paio d’ore allo studio delle sacre Scritture. Ci sono giovani, ma anche professori universitari. La ricerca delle risposte ai grandi problemi dell’esistenza è trasversale. Quest’anno la prima parte del corso (che ha riscosso un vero e proprio boom di adesioni) è dedicata alla lettura di undici capitoli della Genesi, là dove «si trovano le risposte sul senso della propria vita, su ciò a cui tende, sul perché del male, della sofferenza e della morte». Ma c’è anche chi fa il salto di qualità e si iscrive alla facoltà di Teologia. Gli studenti iscritti all’Istituto superiore di scienze religiose sono in tutto 1.200, di questi oltre 400 hanno frequentato corsi di aggiornamento. L’anno scorso gli alunni del primo anno erano un’ottantina, più 30/40 uditori. «E il numero è sempre in crescita», dice monsignor Claudio Stercal, preside dell’Istituto. «I corsi più frequentati sono quelli biblici - spiega il preside - ma questo non stupisce perché esprime la ricerca di un fondamento. E poi la Bibbia ha sempre un certo fascino dal momento che tocca anche temi esistenziali: c’è interesse da parte dell’insegnante, ma anche del non credente, perché l’approccio alle Scritture è sempre ricco di contenuti, meno dogmatico e più esistenziale, che offre agli studenti anche l’occasione per riflettere sulla propria condizione personale».


   


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