lunedì 13 settembre 2010

Teodicea e scienza: il dolore e la malattia rafforzano il legame con Dio.


Ogni tanto si sente ancora qualcuno che parla del male nel mondo come prova dell'inesistenza di Dio (è il trito e ritrito concetto della teodicea). In realtà da sempre la drammaticità della sofferenza ha coinciso con una maggiore ricerca dell'abbraccio di Dio. Un bellissimo annedoto attribuito ad Albert Einstein (qui alcune sue citazioni su Dio) approfondisce in modo molto interessante la questione: si racconta infatti che il grande fisico abbia risposto così al suo professore (tra l'altro in modo molto agostiniano): guardare questo video.




[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=u0evsEr4RjU&feature=related]
(per chi avesse problemi a visualizzarlo vada qui: youtube)



Oggi persino uno studio scientifico dimostra che per molte famiglie, la terribile diagnosi del cancro al loro bambino fa nascere legami religiosi o li rafforza nel caso esistano già. Inoltre, la maggioranza dei pediatri ed oncologi, cioè coloro che hanno a che fare quotidianamente con gravi malattie dell'infanzia, si dichiara credente e religioso. Lo affermano i ricercatori della Brandeis University e dell'Università di Buffalo in Ematologia e Oncologia Pediatrica. Il sociologo Wendy ha dichiarato a ScienceDaily: «Sempre più medici si dicono religiosi e sempre di più la religione e la spiritualità sono riconosciute come importanti nella cura di pazienti critici. Sappiamo anche che molti genitori attingono a tali risorse per far fronte alla malattia del loro bambino. Questo studio suggerisce che dovremmo prendere in considerazione un training per i medici che si riferiscono anche alla spiritualità, per aiutarli ad aiutare meglio le famiglie ad affrontare una malattia potenzialmente letale come il cancro».

Lo studio ha intervistato 74 pediatrici e oncologi su 13 ospedali d'elite. I risultati stabiliscono che:
1) Il 93,3% dei medici intervistati è religioso: 31% protestante; 25,7% cattolico; 25,7% ebreo e 10,8% altro.
2) Più della metà degli intervistati ha detto che il proprio credo religioso influenza in qualche modo le loro interazioni con le famiglie, i pazienti e i colleghi.
   
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