giovedì 10 giugno 2010

Nuovi studi sui rotoli di Qumran, garanti dell’autenticità dei Vangeli.



Nelle grotte di Qumran, una località sul Mar Morto nello Stato d’Israele, sono stati rinvenuti anni fa i frammenti più antichi del Vecchio Testamento e dei Vangeli. Ciò che è maggiormente interessante lo si è trovato nella grotta 7 e precisamente è il frammento 7Q5, il quale viene considerato appartenente al Vangelo di Marco (vedi Montevecchi, Schubert, Talmon ecc.). La maggior parte dei paleografi lo data dopo il 50 d.C. (alcuni anche prima), e ovviamente è precedente del 68 d.C., poiché la grotta è stata distrutta nell'estate del 68 d.C. da una legione romana. Di conseguenza, chi ha scritto il Vangelo di Marco è stato testimone oculare dei fatti che racconta (si veda per maggiori informazioni, non la pagina di Wikipedia che è parecchio spoglia, ma Thiede, Jesus, la fede, i fatti, Messaggero 2009; D'ancona e Thiede, Testimone oculare di Gesù, Piemme 1996; Stefano Alberto, Vangelo e storicità, Rizzoli 1995). Il Sussidiario ha annunciato che sta utilizzando una nuova tecnica per studiare questi rotoli e scoprire così con maggior certezza la loro datazione. Saranno analizzati con i raggi Alfa dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e tra un mese si avranno i risultati. Il responsabile del progetto è il fisico Giuseppe Pappalardo, che ha dichiarato: "in collaborazione con l’Istituto Bam di Berlino, abbiamo iniziato lo studio di alcuni frammenti dei ben noti rotoli del Mar Morto che rappresentino una delle più interessanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni. I rotoli risalgono ad un periodo fra 150 a.C e 70 d.C. circa. L’obiettivo della nostra ricerca è capire se questi reperti siano sempre rimasti dove sono stati trovati, cioè la stessa Palestina in cui sono ambientate le Sacre Scritture, oppure se siano stati portati lì da altre parti. Nel caso in cui l’ipotesi vera sia la prima, si tratterebbe di una garanzia dell’originalità e dell’autenticità di quei frammenti". Lo scienziato ha chiuso poi l'intervista dicendo: "l’importante è essere aperti ai risultati delle ricerche, qualsiasi essi siano, anche perché la fede non può certo essere intaccata dai risultati di un’analisi chimica".



Notizie correlate
La botanica conferma l’origine palestinese della Sindone (12/5/10)
Gli scienziati: l’esame del carbonio 14 sulla Sindone è inattendibile (12/4/10)